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  giugno 2019

Francia e Italia:

Gli operai portuali boicottano un carico militare saudita di armi destinate alla guerra in Yemen

Azioni di lotta di classe: a maggio e giugno i lavoratori portuali di Genova hanno bloccato il carico di armi destinato al regime saudita e alla sua sporca guerra contro lo Yemen.

GENOVA, Italia, 22 giugno 2019 – In una serie di drammatiche dimostrazioni del potere operaio, i lavoratori portuali francesi di Le Havre e quelli italiani a Genova hanno messo a segno un colpo contro l’imperialismo a favore della solidarietà proletaria internazionale. Nelle ultime settimane, infatti, si sono rifiutati, con successo, di caricare merci militari su navi saudite destinate alle forze militari dell’Arabia Saudita e degli Emirati del Golfo appoggiati dagli Stati Uniti, ingaggiati in una guerra omicida contro la popolazione Houthi in Yemen.

All’inizio del mese scorso, la nave saudita Bahri Yanbu avrebbe dovuto caricare otto cannoni prodotti dalla società statale francese Nexter, ma l’8 maggio i lavoratori portuali della CGT, la confederazione francese del lavoro a Le Havre, si sono rifiutati di caricarli. Sfidando il presidente francese Emmanuel Macron e i tribunali, che sostenevano la vendita di armi all’Arabia Saudita in una sfida legale, gli operai portuali hanno costretto la nave ad attraccare a trenta chilometri dal loro porto e infine a salpare senza il suo carico di morte. La stessa Bahri Yanbu si è presentata poi a Genova, il 20 maggio. Avvisati dai portuali francesi, i lavoratori portuali di Genova si sono rifiutati di caricare i generatori elettrici a uso militare prodotti dalla società italiana Teknel. A loro volta, i ferrotranvieri e i camionisti che lavorano all’interno del porto hanno agito in solidarietà con l’azione coordinata principalmente dal Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali (CALP). In loro appoggio, vi è stata anche una manifestazione di gruppi vari contro la guerra e telegrammi di solidarietà da parte di altri sindacati. La nave in questione è così ripartita dopo due giorni senza il suo carico militare.

Il 28 maggio, una seconda nave saudita, la Bahri Tabuk, ha tentato di attraccare a Marsiglia per imbarcare un carico di armi, ma la federazione locale dei lavoratori portuali della CGT ha immediatamente rilasciato una dichiarazione, “combattiamo contro l’imperialismo”, che ammoniva che i lavoratori portuali della regione “non caricheranno armi, né munizioni”. Quindi il 20 giugno, un mese dopo il primo tentativo fallito una terza nave saudita, la Bahri Jazan, era programmata a raccogliere quegli stessi generatori dal porto di Genova. Ancora una volta, il CALP si è mobilitato e la nave è stata costretta ad abbandonare il porto senza il suo carico. In occasione di una manifestazione davanti all’edificio dell’amministrazione portuale di Genova il 19 giugno, un portavoce del CALP ha annunciato che le autorità si erano ritirate e avevano promesso che il carico militare non sarebbe stato caricato sulla nave. Il CALP ha assicurato che sarebbe stato in guardia per assicurarsi che fosse davvero così.

Il NId’I ha partecipato all’azione del 19 giugno a Genova facendo appello a mobilitazioni operaie per fermare il decreto razzista e antioperaio di Salvini. (Foto: ANSA)

Il Nucleo Internazionalista d’Italia ha partecipato alla manifestazione in solidarietà con l’azione dei lavoratori portuali. Il NId’I è una delle sezioni della Lega per la Quarta Internazionale che fa appello alla difesa della popolazione Houthi ribellatasi contro la coalizione imperialista USA-Emirati Arabi. La Lega per la Quarta Internazionale (LQI) ha fatto già appello in passato ed ha anche aiutato a intraprendere scioperi e azioni operaie contro la guerra imperialista.

Nel partecipare all’azione degli operai portuali di Genova, i compagni del NId’I sono intervenuti con cartelli che facevano appello alla:

“Mobilitazione dei lavoratori! Fermare le armi imperialiste che seminano la morte in Yemen! Chiudere i porti alle armi - Aprire i porti alle vittime dei naufragi! Stop al decreto Salvini!”

In un altro cartello si dichiarava:

“Stop al decreto Salvini, anti-operaio e razzista! Fermare l’offensiva anti-immigrati! PIENI DIRITTI DI CITTADINANZA PER TUTTI GLI IMMIGRATI!”

Il ministro degli interni italiano Matteo Salvini, leader del partito fascistoide della Lega, ha ordinato l’anno scorso la chiusura dei porti italiani alle navi che hanno salvato, e tuttora salvano, i rifugiati che rischiano l’annegamento nel Mediterraneo. Nel maggio scorso, la Camera del Lavoro di Genova ha rilasciato una dichiarazione che si oppone ai carichi portuali destinati alla guerra e fa appello affinché “i porti siano aperti per accogliere rifugiati e migranti”.

C’è una tradizione storica di scioperi degli operai portuali di Genova contro le guerre imperialiste. L’operaio, veterano, Luigi Cianci ha sottolineato:

“Durante la guerra del Vietnam abbiamo impedito alle navi americane di gettare l’ancora e nel 1971 abbiamo organizzato una nave di aiuti per la popolazione vietnamita. Noi abbiamo fatto la stessa cosa durante la Guerra del Golfo…. La guerra in Yemen è una delle più grandi catastrofi umanitarie degli ultimi anni con numeri spaventosi: 60.000 morti; 90.000 bambini deceduti a causa della malnutrizione; un milione di persone colpite dall’epidemia di colera. Noi abbiamo spiegato queste cose ai nostri colleghi di lavoro e tutti hanno concordato sul boicottaggio.”
 – Diritto Globale, 22 giugno [2019]

Anche i lavoratori portuali in Francia hanno una storia di opposizione all’imperialismo, in modo particolare all’imperialismo francese. Nel 1925, sotto l’impatto della Rivoluzione Russa dei bolscevichi, gli operai portuali francesi si rifiutarono di spedire le armi destinate alla repressione della ribellione da parte dei combattenti per l’indipendenza nella zona del Rif della colonia francese del Marocco. Più tardi, nel 1954, mentre le truppe comuniste a Dien Bien Phu circondarono e sconfissero le truppe francesi, gli operai portuali di Marsiglia si rifiutarono di caricare materiale bellico su navi destinate al Vietnam contribuendo così a cacciare l’imperialismo francese dal Vietnam e da tutta l’Indocina.

Il primo maggio 2008, l’ILWU, International Longshore and Warehouse Union, sindacato dei portuali degli Stati Uniti, ha chiuso tutti i 29 porti della costa occidentale per fermare la guerra e l’occupazione dell’Iraq e dell’Afghanistan e per sostenere i diritti degli immigrati. Questa storica azione di quel Primo Maggio è stata la prima volta in cui un sindacato statunitense ha scioperato contro una guerra imperialista degli Stati Uniti nei novanta anni successivi la rivoluzione bolscevica. L’impatto di quest’azione è stato avvertito fino in Iraq, dove i lavoratori portuali di ben due porti hanno smesso di lavorare in solidarietà con l’ILWU.


Il contingente di operai portuali ILWU a San Francisco, nella marcia del Primo Maggio 2008 durante lo sciopero che ha chiuso tutti i 29 porti della costa occidentale degli Stati Uniti contro la guerra e l’occupazione dell’Iraq e dell’Afghanistan.  (Foto Internazionalista)

Il Gruppo Internazionalista Usa e la Lega per la Quarta Internazionale, che per anni hanno fatto agitazione per “fermare il materiale da guerra” e per mettere in atto scioperi dei lavoratori contro la guerra, hanno contribuito in modo significativo al successo dello sciopero del Primo Maggio 2008.

Queste mobilitazioni indipendenti della classe operaia, azioni esemplari di lotta di classe, dalla Francia all’Italia come negli Stati Uniti e altrove, devono essere generalizzate e approfondite. L’unico modo per porre fine alla guerra imperialista e all’oppressione razzista, nonché all’austerità di “lacrime e sangue” nel proprio paese, è combattere per la rivoluzione proletaria. Ciò richiede la guida di un partito operaio rivoluzionario costruito e consolidato sul programma di Lenin e Trotsky, un partito che combatta per la direzione comunista dei sindacati e agisca come un tribuno del popolo nella lotta contro ogni forma di oppressione speciale. Il Nucleo Internazionalista d’Italia cerca di forgiare un tale partito in Italia, come parte della lotta per la rivoluzione socialista internazionale.■