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  febbraio 2017

Far cadere tutte le accuse contro Aldo Milani!
Reintegrare tutti i licenziati alla Levoni!


Presidio dei lavoratori davanti al carcere di Modena la mattina del 28 gennaio. Di fronte alle azioni operaie in tutta Italia, il leader dei SI Cobas è stato rilasciato nel pomeriggio.  (Foto: Popoff Quotidiano)

L'arresto del dirigente dei Si COBAS Aldo Milani, del 26 gennaio scorso, era una trasparente montatura progettata dalla polizia in collusione con i responsabili della società della lavorazione e confezionamento delle carni Levoni nell'ambito della repressione dei suoi lavoratori. Milani è stato sequestrato durante una sessione di negoziato a difesa di oltre 55 lavoratori che sono stati licenziati per aver messo in atto picchetti presso lo stabilimento della Levoni di Modena. I lavoratori dei magazzini logistici in tutta Italia, in risposta, si sono mobilitati e hanno protestato. Come risultato delle molte azioni di protesta dei lavoratori, dopo due giorni, il leader sindacale è stato rilasciato su cauzione.

Immediatamente dopo l’arresto di Milani, i media borghesi hanno trasmesso un video che mostrava il presunto pagamento di una tangente. La telecamera nascosta era stata piazzata dalla polizia per registrare la transazione. Tuttavia, la persona mostrata mentre riceve la busta con €90.000 non era Milani, nemmeno un funzionario dei Si COBAS, ma un “consulente” del lavoro assunto dalla società. Il fatto che questa sia stata una montatura deliberata è stato dimostrato, poco dopo, dal fatto che quando la busta è passata di mano, il destinatario incrocia i polsi ad indicare che era giunto il momento per mettere le manette al sindacalista. A questo punto lo schermo si oscura.

Aldo Milani (al centro) scarcerato per la forza della mobilitazione dei lavoratori. (Foto: Mo24)

La polizia e i padroni stanno cercando di reprimere i militanti sindacali nel tentativo di distruggere le loro lotte militanti. Nel 2012, dei lavoratori sono stati feriti e a una dozzina è stato persino sparato addosso mentre i poliziotti rompevano brutalmente un picchetto guidato dai SI COBAS all’IKEA, al deposito principale di Piacenza. Nel settembre scorso, un operaio egiziano, Abdelssalam Eldanf, è stato investito e ucciso sulla linea del picchetto presso il magazzino GLS nella medesima città. Come nel settore della logistica, anche quello del confezionamento delle carni vede una grande percentuale di lavoratori immigrati pagati ai salari più bassi e molti di loro sono privi della stabilità e sicurezza del lavoro.

L'arresto di Aldo Milani ha scatenato un'esplosione di mobilitazioni dei lavoratori. Decine di magazzini hanno visto i facchini scendere in sciopero in molte città. Ci sono state dimostrazioni presso i centri logistici di Bologna e Carpiano, dove i camion non sono stati in grado di entrare o uscire. Centinaia di lavoratori hanno tenuto presidi, picchetto il carcere a Modena fino a quando Aldo Milani è stato rilasciato. I lavoratori continuano a picchettare la Levoni chiedendo il reintegro dei 55 colleghi licenziati.

La polizia ha vietato la manifestazione nazionale chiamata in difesa di Aldo Milani a Modena di ieri, 4 febbraio. I membri del sindacato SI COBAS e gli altri solidali sono rimasti coraggiosamente mentre la polizia caricava la folla. I manifestanti hanno marciato attraverso tutto il centro di Modena e hanno bloccato la stazione ferroviaria. I membri dei SI COBAS hanno vinto preziose conquiste e continuano a lottare, nonostante la repressione da tutti i lati, i licenziamenti e le minacce di mancato rinnovo del loro Foglio di soggiorno e le deportazioni subite da questo sindacato in gran parte costituito da immigrati.


La manifestazione in difesa di Milani, del 4 febbraio, dopo l'attacco della polizia, ha bloccato la stazione ferroviaria de Modena.  (Foto: Si COBAS/Infoauto)

Per anni il SI COBAS ha organizzato scioperi e mobilitazioni ripetuti per difendere e organizzare i lavoratori a bassa retribuzione dei magazzini e, più recentemente, i lavoratori agricoli orribilmente sfruttati e abusati. Ha organizzato unità di lotta di classe d’immigrati e lavoratori italiani e lo scorso 18 marzo ha organizzato uno sciopero nazionale contro la guerra imperialista (l’Italia è coinvolta nelle guerre in Afganistan, Iraq e Siria ed è stata l’acciarino dell’attacco della NATO contro la Libia) e della guerra ai lavoratori in Italia.

Il sindacato SI COBAS, con il suo appello di sfida alla “guerra contro la guerra,” non deve essere lasciato solo nel contrastare la repressione borghese. L’attacco contro uno è un attacco contro tutti! E’ un dovere elementare di ogni operaio cosciente e di sinistra combattere per mobilitare la solidarietà. La persecuzione subita da Aldo Milani e dai lavoratori licenziati dalla Levoni deve scatenare una campagna nazionale per azioni operaie per la sindacalizzazione e l’ottenimento dei salari pieni sindacali per tutti quelli a basso salario, immigrati e lavoratori precari.

Noi facciamo appello per:

Far cadere tutte le accuse sollevate contro Aldo Milani e le altre vittime della repressione verso i SI COBAS da parte dello stato! Far cadere ogni restrizione che obbliga Aldo Milani a rimanere a Milano! Reintegrazione dei 55 lavoratori alla Levoni! Per mobilitazioni operaie contro la minaccia delle deportazioni! Pieni diritti di cittadinanza per tutti gli immigrati! ■