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  ottobre 2023

La vendetta sionista a seguito dell’offensiva di Hamas scuote profondamente Israele

Difendere i palestinesi contro la guerra genocida degli U.S.A./Israele su Gaza!


La distruzione sionista totale di Gaza è cominciata. Nel 2021 e nel 2014 hanno distrutto edifici specifici, ora l’aviazione israeliana distrugge interi quartieri, senza alcun preavviso per gli abitanti. Sopra: palestinesi valutano l’entità dei danni nel quartiere Al-Rimal di Gaza, 9 ottobre.  (Photo: Samar Abu Elouf for The New York Times)

Respingere i sionisti fuori dalla Cisgiordania e da Gaza

Per azioni operaie internazionali contro gli attacchi su Gaza

Per uno stato operaio palestinese arabo-ebraico,
parte di una federazione socialista del Medio Oriente

10 OTTOBRE – All’alba di sabato, 7 ottobre, il Movimento di resistenza islamica (Hamas) a Gaza ha messo in atto un sorprendente attacco contro Israele, lo stato sionista che ha cacciato milioni di arabi palestinesi dalla loro terra e ne ha oppresso altrettanti nella Striscia di Gaza, nei territori occupati della Cisgiordania e in seno alla stessa Israele. Stando ai resoconti, sono stati lanciati più di 5.000 missili, la potenza di fuoco arriva fino a Tel Aviv, travolgendo la tanto decantata Cupola di ferro che doveva servire da scudo antimissili di Israele. Numerose sono le brecce lungo la massiccia cinta muraria che delinea il confine e racchiude completamente la Striscia di Gaza, alta quasi 10 metri e lunga 64 km, aperte dal fuoco lanciato dai combattenti di Hamas e attraverso le quali hanno invaso una ventina di comunità israeliane. Al momento (al 10 ottobre) l’esercito israeliano riporta l’uccisione di circa 900 israeliani, mentre le autorità mediche palestinesi riportano l’uccisione di almeno 800 palestinesi, la maggiorate periti a causa del bombardamento aereo da parte di Israele in aree densamente popolate di Gaza. Inoltre, sono migliaia i feriti da entrambe le parti.

L’alto numero di morti israeliani, senza precedenti, ha scosso profondamente la popolazione ebraica. I rapporti dei media sionisti parlano di “catastrofico fallimento” delle forze armate israeliane (Haaretz) mentre la stampa araba acclama il “colpo decisivo” di Hamas, titolando “Dall’indignazione al giubilo” (Al Mayadeen). I media e i politici occidentali denunciano i manifestanti filo-palestinesi accusandoli di essere “apologeti del terrorismo”. Per la prima volta in più di cinquant’anni di scontri, il numero degli israeliani uccisi supera quello dei palestinesi. (La consuetudine è superiore a 20 vittime palestinesi per ogni israeliano.1) L’esercito israeliano sta velocemente recuperando e sta iniziando, ancora una volta, a trasformare il grande campo di concentramento che è Gaza in un mattatoio degli abitanti palestinesi. Sono già più di 1.200 le abitazioni che sono state distrutte a Gaza, e come ha promesso il Premier israeliano di destra, Benjamin Netanyahu, il sanguinoso assalto su Gaza è “solo l’inizio”. Per quello che riguarda invece i mecenati di Israele a Washington, che si atteggiano a difensori dei “diritti umani”, costoro sono responsabili della morte di quasi un milione di persone nelle guerre imperialiste che gli U.S.A. conducono dal 2001.2


In una manciata di minuti, usando un semplice escavatore i combattenti di Hamas hanno abbattuto quella recinzione al confine che è costata a Israele miliardi e diversi anni per costruirla. L’odiata rete metallica che ha tenuto i palestinesi rinchiusi per decenni in un campo di concentramento di stile Nazista, nella “più grande prigione del mondo”, quella che li ha resi incapaci di fuggire e dipendenti dagli israeliani (e dagli egiziani), i loro carcerieri, per il cibo, l’acqua, il carburante e l’elettricità.  (Foto: Mohammed Fayq Abu Mostafa / Reuters)

Attualmente, gli Stati Uniti sotto la direzione del Presidente democratico Joe Biden sta conducendo in Ucraina una sanguinosa guerra per procura contro la Russia con lo slogan “con tutto il tempo che ci vorrà” – il cui significato è combattere fino all’ultimo soldato ucraino. Ma tutto ciò, e pure i piccoli screzi con Netanyahu, non hanno intralciato Washington nel marciare a braccetto con il perenne dirigente sionista israeliano dalla linea dura (in carica, con qualche pausa, da quasi 17 anni) mentre questo si prepara a radere al suolo Gaza. Israele ha fatto richiesta, e il Pentagono ha dato la sua rassicurazione, della fornitura da parte degli Stati Uniti di più armi di precisione-guidate. (Il Pentagon ha inviato obici di artiglieria da 155-mm. dalle sue riserve in Israele all’Ucraina, ma ora l’esercito israeliano richiede gli armamenti nel prepararsi a occupare Gaza.) Nel frattempo, la promessa di Biden – e questo vale per tutti i leader imperialisti – che “Israele ha il diritto a difendersi” equivale a dare allo stato sionista la “licenza di uccidere” la popolazione palestinese. Questa è ora una guerra di Israele/U.S.A. su Gaza.

Ogni colpo assestato dalle forze palestinesi contro lo stato sionista, anche quelli delle forze reazionarie islamiste, è nell’interesse degli operai e degli oppressi a livello mondiale. Purtroppo però, oltre a colpire l’esercito israeliano, i combattenti di Hamas hanno condotto attacchi terroristici indiscriminati, uccidendo alcune centinaia di villeggianti israeliani, residenti di comunità dei kibbutz e inquilini di complessi abitativi di cittadine meridionali. Questo non è colpire la macchina di occupazione sionista ma un assalto casuale sulla popolazione israeliana che mina la difesa della popolazione palestinese. Guerre “sante” come la jihad riflettono il metodo dei nazionalisti dell’ala destra e degli zeloti religiosi, del tipo degli islamisti di Hamas … come dei militaristi sionisti di tutte le sorte. E’ quello che stanno facendo ora le Forze (dal nome sbagliato) di Difesa di Israele (le IDF) su una scala molto più grande, contro l’intera popolazione di Gaza. Il bilancio delle vittime supererà velocemente in gran numero le centinaia di palestinesi che le IDF hanno assassinato nel loro attacco a Gaza del 2021.

In quasi tutti i paesi imperialisti, si stanno prendendo provvedimenti per sopprimere qualsiasi espressione di appoggio e solidarietà verso i palestinesi e rafforzare un monopolio sionista sullo spazio politico. In Germania, a Berlino, le proteste filo-palestinesi sono state messe al bando. In Francia, le manifestazioni filo-palestinesi programmate a Parigi, Lione e Marsiglia lo sono state anch’esse con il pretesto fasullo che queste “incitano all’odio razziale”. Frattanto, il Ministro della giustizia francese ha lanciato un’inchiesta pendente sul Nouveau Parti Anticapitaliste (l’NPA) e fatto appello acciocché ci sia un “passaggio ad una rapida e risoluta risposta penale” rispetto ad ogni manifestazione di sostegno verso la Palestina, con la pretesa che ciò equivalga ad una espressione di antisemitismo. In Italia, il Ministro dell’istruzione ha inviato i suoi ispettori per indagare e possibilmente arrestare i membri dei collettivi di studenti di Milano che si sono espressi in favore dei palestinesi. E’ necessario denunciare e sfidare queste intimidazioni e proibizioni, legando le proteste contro la guerra imperialista della NATO in Ucraina con la difesa del popolo palestinese. Questo includerebbe azioni operaie contro l’invio di armi a Israele e all’Ucraina.

Biden parla alla Casa Bianca, il giorno dopo il suo velenoso discorso con il quale annunciava che gli Stati Uniti avrebbero rifornito Israele di “tutto il necessario” in armamenti per bombardare Gaza e ridurla in mille pezzi. Questa è una guerra di Israele e degli U.S.A. ai palestinesi.. (Foto: Samuel Corum/Sipa)

Negli Stati Uniti, il Partito Democratico sta montando l’isteria filo-sionista. La Governatrice di New York Kathy Hochhul è scesa sul piede di guerra contro il gruppo del NYC-Democratic Socialists of America (DSA) per aver promosso una manifestazione filo-palestinese l’8 ottobre scorso che lei ha definito “ripugnante”. In effetti, quello che sta facendo è mettere un simbolo del bersaglio sulle spalle di chiunque osi parlare in difesa di una popolazione posta sotto assedio. Quello che è veramente vile è il sostegno dei Democratici e dei Repubblicani per la macchina assassina sionista. Alla Hochhul si è unito in tutto ciò anche il sindaco di New York City, l’ex poliziotto Eric Adams che è tornato recentemente da una visita ufficiale in Israele, dove attualmente ha inviato una delegazione della polizia newyorchese, la NYPD, per “l’addestramento”. Al tempo stesso, diverse università stanno “conducendo indagini” su studenti individuali e gruppi di studenti che sono usciti pubblicamente in difesa dei diritti dei palestinesi. E’ necessario affrontare questa nuova caccia alle streghe maccartista.

Eppure i Democratici del DSA nel Congresso hanno ripetuto a pappagallo i vituperi di Biden. La loro star, la deputata Alexandria Ocasio-Cortez, il 9 ottobre ha rilasciato una sua dichiarazione affermando “Condanno l’attacco di Hamas nei termini più assoluti”. Mentre devotamente e con rispetto chiamava per “un immediato cessate il fuoco e cessazione dell’escalation”, la sua dichiarazione non conteneva una sola parola di critica verso Israele o in difesa dei palestinesi. Anche Jamaal Bowman, un altro membro della “squadra” della Ocasio-Cortez, ha fatto una dichiarazione simile.3 Oggi (il 10 ottobre) la DSA di NYC sta prendendo le distanze dalle precedenti dichiarazioni dicendo di esser “dispiaciuti della confusione sollevata dalle loro affermazioni sui post”. Tutti i membri del DSA, in quanto parte di questa organizzazione filo-imperialista, sono complici della vergognosa capitolazione di fronte ai censori imperialisti e ai sionisti. La deputata Rashida Tlaib, una palestinese statunitense, ha almeno fatto appello alla cessazione dell’embargo, a porre fine all’occupazione e allo smantellamento del soffocante sistema che produce la resistenza.

Biden oggi, alla Casa Bianca, ha dichiarato: “In questo momento, noi dobbiamo essere assolutamente chiari: Noi siamo schierati con Israele” e ha aggiunto “faremo in modo che Israele abbia ciò di cui ha bisogno” per portare a termine l’attacco a Gaza. Così al momento, come gli imperialisti guerrafondai insistono si tratta di sapere “da che parte si sta”, anche noi siamo egualmente chiari: dal momento che Israele sta facendo cadere bombe fornite dagli Stati Uniti su moschee, scuole e ospedali, massacrando fedeli, scolari e pazienti, tutti oppositori dell’imperialismo e del sionismo, devono schierarsi con il popolo palestinese, oppresso da Israele sin dal principio e ora fatti oggetto di un attacco genocida.

Il Gruppo Internazionalista, sezione statunitense della Lega per la Quarta Internazionale, ha partecipato a recenti proteste filo-palestinesi con cartelli che fanno appello a “Difendere Gaza, sconfiggere la guerra di Israele e degli Stati Uniti ai palestinesi!” e a “Difendere il diritto dei palestinesi ‘al ritorno’!” Abbiamo fatto appello “Per azioni operaie contro il terrore sionista”, e dichiarato “Difendere Gaza, il nuovo Ghetto di Varsavia! Espellere dalla Cisgiordania gli occupanti sionisti!” I nostri cartelli fanno inoltre appello anche alla sconfitta degli Stati Uniti/NATO nella loro campagna di guerra contro la Russia e la China, per pieni diritti di cittadinanza per tutti gli immigrati, a rompere con il Partito Democratico e per la costruzione di un partito operaio rivoluzionario, e di battersi per uno stato operaio palestinese arabo-ebraico parte di una federazione socialista del medio oriente.

I frutti amari di decenni d’occupazione sionista


Carri armati israeliani allineati in preparazione dell’invasione via terra su Gaza che non può che risultare in una carneficina, un genocidio dei palestinesi. Cacciare i sionisti dalla Striscia di Gaza e dai territori occupati della Cisgiordania!   (Foto: Ohad Zwigenberg / AP)

La coraggiosa giornalista israeliana Amira Hass, che per decenni ha vissuto e lavorato a Gaza e in Cisgiordania inviando i suoi reportage, sul quotidiano sionista liberale Haaretz (il 10 ottobre) ha scritto:

“In pochi giorni gli israeliani sono passati attraverso esperienze che i palestinesi hanno vissuto, e che tutt’ora vivono, come una routine per decenni – incursioni militari, morte, crudeltà, uccisione di bambini, corpi impilati uno sull’altro ai bordi delle strade, assedi, paura, preoccupazione per i propri cari, prigionia, fatti bersaglio di vendetta, vittime di colpi di arma da fuoco indiscriminati e letali indirizzati sia verso quelli coinvolti direttamente nel confronto armato (i soldati) sia quelli estranei (i civili), messi in una posizione di inferiorità, assistere alla distruzione di edifici, alla rovina di vacanze o celebrazioni, debolezza e impossibilità a difendersi di fronte a potenti uomini armati, e una paurosa umiliazione,”

L’operazione di Hamas, via aerea, via terra e via mare – con l’uso di bulldozers per abbattere le massicce fortificazioni per la cui costruzione Israele ha speso miliardi, e che hanno imprigionato i cittadini di Gaza per decenni nella loro arida striscia di terra; volteggiando sopra il muro su improvvisati parapendii; mettendo ko le comunicazioni militari, assaltando una base militare di Israele, mettendo fuori uso con i droni i carri armati di Israele – ha causato il sollevamento di celebrazioni in gran parte del mondo arabo e causato un forte shock in seno al governo sionista. Il suo apparato di sicurezza apparentemente non ha avuto alcun sentore di questa elaborata operazione, che deve aver impegnato nei preparativi centinaia di persone per molti mesi. La così tanto decantata agenzia spionistica di Israele del Mossad, la cui mortale furfanteria è diventata un ingrediente basilare dei thriller Hollywoodiani, è stata colta impreparata. Agli arroganti leader israeliani, che godono nel tenere sotto il loro giogo i palestinesi è stato assestato un colpo.

Il Ministro della difesa israeliano Yoav Gallant ordina l’assedio genocida razzista su Gaza. (Foto: Middle East Observer / X)

I leader sionisti sono ora per una sanguinosa vendetta. Il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant, ha dichiarato martedì (il 9 ottobre), “Stiamo imponendo un assedio totale su Gaza. Non ci sarà fornitura di elettricità, né cibo, né acqua, né carburante. Tutto sarà chiuso. Stiamo combattendo contro animali umani. Agiamo di conseguenza”. Questa abbietta dichiarazione di intenti di commettere genocidio proviene da uno degli elementi più “moderati” della destra più oltranzista al governo, uno che si è opposto alla riforma della giustizia proposta da Netanyahu contro la quale si sono mobilitati centinaia di migliaia di sionisti liberali per mesi. Netanyahu stesso ha detto che quello che il governo di Israele stava per fare a Gaza “riecheggerà con loro per generazioni”. A questo discorso fa eco quello odierno del presidente degli Stati Uniti Biden, il quale ha dichiarato l’attacco di Hamas essere “male puro, non adulterato”. Una descrizione che calzerebbe più appropriatamente le guerre assassine dell’imperialismo U.S.A. in Afghanistan, Iraq, Siria e ora in Ukraina.

Per 16 anni, da quando Hamas prese il controllo sui territori nel 2007, più di 2 milioni di persone sono state rinchiuse nel recinto della piccola Striscia di Gaza, più piccola del quartiere di Queens a New York City, impossibilitati ad andarsene il che ammonta ad essere la più grande prigione a cielo aperto al mondo. Controllati da Israele e dall’Egitto, i cittadini di Gaza sono privati di un lavoro, dipendono dai loro carcerieri per il cibo, l’acqua, i carburanti e sulle Nazioni Unite per ciò che riguarda i pochi servizi essenziali. La popolazione palestinese della Cisgiordania, occupata da Israele dal 1967, è confinata in enclavi ancora più piccole, soggetta a reiterate incursioni omicida da parte delle squadre d’assalto dell’IDF e delle bande di coloni fascisti. Tenere un’intera popolazione imprigionata per decenni, condannandola a una logora esistenza, e cosa si aspetta Israele? Un popolo il cui sentimento è quello che non gli e rimasto nulla da perdere può attaccare con rabbia.

Per una rivoluzione operaia araba-ebraica!

Lo scorso novembre, Netanyahu è tornato di nuovo in carica, questa volta alla testa del governo più a destra della storia di Israele, governo che include due ministri, Bezalel Smotrich (ministro delle finanze, anche responsabile della Cisgiordania) e Itamar Ben-Gvir (ministro della sicurezza nazionale, responsabile delle forze di polizia) appartenenti al movimento fascista del defunto Meir Kahane. Da allora, si sono verificate tutta una serie di attacchi e provocazioni da parte della polizia e dell’esercito nelle città palestinesi in Cisgiordania, particolarmente a Jenin, alla ricerca dei “miliziani”. Più di 200 palestinesi sono statti uccisi nel 2023 già prima dell’attacco del 7 ottobre. E giovedì mattina della settimana scorsa, “Più di 800 coloni Israeliani hanno preso d’assalto il compound della Moschea di Al-Aqsa nella parte occupata di Gerusalemme Est sotto la protezione delle forze israeliane” (New Arab, 5 ottobre). Nulla di tutto ciò viene menzionato dai media occidentali, naturalmente.

Il 6 ottobre era il 50mo anniversario della guerra dello Yom Kippur del 1973 quando Israele fu scossa da un attacco a sorpresa dell’Egitto e altri paesi arabi. Non può essere per caso che Hamas abbia messo in scena il suo attacco al mattino presto del giorno successivo. Nel suo comunicato concernente l’assalto, “Operazione inondazione di Al-Aqsa”, il braccio armato di Hamas cita gli attacchi alla moschea di Gerusalemme e gli oltre 5.000 palestinesi che languono nelle prigioni israeliane. Hamas ha giustificato la presa di ostaggi per ottenere uno scambio con i palestinesi imprigionati. Difensori dei diritti democratici già da lungo tempo hanno fatto appello per il rilascio delle migliaia di palestinesi trattenuti nelle prigioni da Israele quali ostaggio. Ma con il clima attuale, è improbabile che la preoccupazione per la vita degli israeliani presi in ostaggio ritardi l’invasione militare sionista di Gaza nemmeno per un minuto.

E non è certamente accidentale che il drammatico attacco di Hamas è avvenuto dopo le grandi proteste di centinaia di migliaia di oppositori della “riforma” del sistema giudiziario proposta da Netanyahu, che avrebbe abolito la capacità della Suprema Corte di Israele di bloccare decisioni e politiche votate alla Knesset, il parlamento israeliano. Sebbene sionisti liberali e di “sinistra” (e i loro spalleggiatori statunitensi) chiamino questo un “colpo di stato” di Netanyahu, la situazione attuale, in cui pochi giudici non eletti possono opporre il loro veto ad azioni del parlamento eletto, è altamente antidemocratica. La questione reale è che lo stato sionista stesso è antidemocratico fino al midollo, uno definitosi religioso “stato ebraico”, basto sull’assoggettamento della popolazione palestinese, sia come “cittadini” di seconda classe in Israele stessa, sia come individui privi di diritti nei territori occupati della Cisgiordania. Eppure i sionisti liberali hanno rigorosamente escluso dalle loro manifestazioni di protesta qualsiasi bandiera palestinese.

Parlando alle Nazioni Unite, il 22 settembre scorso, il Primo ministro israeliano brandiva un pennarello a disegnare la sua mappa del “nuovo Medio Oriente” in cui Gaza e i territori occupati della Cisgiordania venivano annessi allo stato sionista. (Foto: Richard Drew / AP)

Hamas forse ha anche tenuto in conto il fatto che l’amministrazione di Biden negli Stati Uniti fosse preoccupata della guerra in Ucraina, e dunque meno in grado di intervenire, cosa che è molto lontana dalla realtà; e che il suo attacco avrebbe reso ai regimi arabi più difficoltoso il “normalizzare” le proprie relazioni con Israele, cosa che potrebbe rivelarsi accurata. Parlando alle Nazioni Unite il mese scorso, Netanyahu tenne in mano una carta geografica del “nuovo Medio Oriente”, e con un pennarello rosso ha disegnato un asse che si estendeva dagli Emirati Arabi Uniti attraverso l’Arabia Saudita e Israele (includendo la Cisgiordania e Gaza) fino all’Europa. Ma mentre un tale oleodotto sionista da sogno forse sia fuori dall’ordine del giorno per ora, lo scontro in Israele potrebbe far scoccare la scintilla ad una guerra regionale. Gli Stati Uniti hanno spostato un gruppo di navi da guerra nel Mediterraneo orientale come monito all’Iran di non intervenire, ma un massacro a Gaza potrebbe dare fuoco alle polveri del malcontento attraverso la regione.

Per ora, i sionisti liberali hanno serrato le fila attorno Netanyahu, mentre sono in corso negoziati per un governo di “unità nazionale”, che includerebbe Benny Gantz, ex generale ora a riposo che si è presentato contro Netanyahu alle elezioni dell’ottobre del 2022. Mentre è stato venduto alla “sinistra” sionista come un modo per tenere sotto controllo i ministri fascisti, Gantz non è certo una “colomba”, avendo comandato il precedente massacro dei palestinesi avvenuto a Gaza nel 2021 in qualità di ministro della difesa in uno dei governi precedenti di “unità” diretti da Netanyahu. Una invasione su vasta scala di Gaza produrrà senza ombra di dubbio un numero significativo di perdite tra le forze degli IDF, dal momento che le forze di Hamas capaci di superare i confini del muro in pochi minuti avranno certamente preparato trappole mortali dentro il perimetro di Gaza.4 Ma al di là della grandezza delle perdite di Israele, l’imminente attacco via terra (per cui l’IDF ha mobilitato oltre 360.000 riservisti) non sarà altro che un deliberato massacro di civili palestinesi.

Molti palestinesi che vivono sotto il giogo dell’occupazione di Israele e attivisti palestinesi che vivono all’estero hanno esultato con euforia per l’attacco di Hamas. L’organizzazione nazionalista borghese dell’OLP e la profondamente discreditata Autorità di Palestina che dirige non svolgono altro che il ruolo di guardie di sicurezza per Israele, pagati per questo dagli Stati Uniti tramite il Coordinatore alla Sicurezza degli U.S., un generale luogotenente al Pentagono. Cresciuto alle spese dell’OLP il fondamentalismo islamico di Hamas, e di altre formazioni come la Jihad Islamica, può solo portare alla sconfitta. Gli stati arabi vicini non accorreranno in aiuto dei palestinesi e se casomai solamente in modo simbolico, e più probabilmente per nulla, come si è visto nel ruolo svolto dall’Egitto e dalla Giordania come carcerieri dei rifugiati palestinesi sin dalla guerra arabo-israeliana del 1967. Non è probabile nemmeno che l’Iran si unisca alla lotta con Washington, dal momento che ha fatto grandi sforzi per ottenere un parziale ritiro delle sanzioni statunitensi parzialmente rimosse. Tutte queste forze – incluso Hamas – in realtà vogliono raggiungere un accordo con gli imperialisti e con i sionisti, a spese dei palestinesi.5

La sola via per un futuro di pace e liberazione genuina per le masse palestinesi resta sulla comune lotta rivoluzionaria con la popolazione lavoratrice di Israele, entrambi gli arabi e quelli di lingua ebraica, per quanto remota e improbabile possa sembrare attualmente. E la popolazione ebraica di Israele, di cui la metà non è religiosa osservante, può solo augurarsi un “futuro” da guarnigione assediata fronteggiare l’incessante minaccia e periodiche realtà di guerra. La “sinistra” sionista quale forza elettorale è finita, consumata dalla logica evoluzione dello stato teocratico che una volta essa stessa dirigeva. Nel frattempo, il movimento fascistoide dei coloni potrebbe tentare di usare la crisi attuale per portare avanti annosi piani per spingere fuori dalla Cisgiordania e da Israele centinaia di migliaia di arabi palestinesi.6 Uno “stato ebraico”, che esclude per definizione e contrapposto alle popolazioni circostanti, non potrà mai essere sicuro nel Medio Oriente, anche quando usasse l’arma del terrore genocida, come Israele sta facendo ora.


Contingente internazionalista alla marcia in solidarietà con i palestinesi tenutasi a New York il 9 ottobre scorso.   (Foto: The Internationalist )

La Lega per la Quarta Internazionale è nettamente schierati dalla parte della popolazione palestinese che abbiamo sempre difeso contro lo stato oppressore sionista e i suoi sostenitori imperialisti che li hanno condannati a una esistenza impoverita, senza stato e nell’esilio. I trotskisti si sono opposti alla fondazione dello stato sionista, costruito sulla spoliazione e l’espulsione di massa della maggioranza araba di Palestina. Questo crimine storico risale all’epoca dell’olocausto nazista in cui furono sterminati 6 milioni di ebrei durante la Seconda guerra mondiale, alimentata dal rifiuto degli imperialisti “democratici” di accettare i rifugiati ebrei durante la guerra e dopo. Siamo contrari a qualsiasi forma di stato su base religiosa, che si tratti dell’autoproclamato “stato ebraico” di Israele o delle repubbliche islamiche dell’Iran e del Pakistan, o stati ufficialmente cristiani come quello di Franco in Spagna ecc.

Ciononostante, come risultato di questa storia di crimini su crimini, ora ci sono due popoli che vivono lo stesso piccolo territorio, una popolazione di lingua ebraica di circa 7 milioni e un numero pressoché di eguale numero di palestinesi divisi tra i territori occupati della Cisgiordania, Gaza e Israele. Mentre, ci sono altri 3 e più milioni di palestinesi rifugiati nelle immediate vicinanze (in Giordania, Siria, Libano, Egitto), più un altro paio di milioni disseminati altrove dalla diaspora. Nel difendere i palestinesi oppressi contro gli oppressori israeliani, ci battiamo per il diritto al ritorno di tutti i palestinesi alla loro terra. Per aprire un percorso verso una giusta e fattibile soluzione, non c’è mezzo di evitarlo: questi due popoli entrambi hanno diritto all’esistenza nazionale. Ma nel contesto di uno scenario fatto di “due stati”, come previsto negli Accordi di Oslo del 1994, sotto il capitalismo quello che si appropria delle scarse risorse, come l’acqua, sarà l’entità più forte, che non sarà un piccolo e disperso “stato” palestinese.

Mentre molti “progressisti” definiscono Israele uno “stato coloniale di coloni”, a differenza dei coloni della Cisgiordania che in maggioranza sono migranti provenienti dagli Stati Uniti, in particolare da New York City, la stragrande maggioranza degli israeliani di lingua ebraica non hanno un un’altra terra d’origine a cui ritornare. Lo stato-fortezza sionista di Israele deve esplodere dal suo interno, e le proteste di massa dei primi nove mesi del 2023 mostrano la presenza abbondante di fessure che potrebbero spaccare quello che appare come un monolite. La LQI sostene che nel caso di popoli compenetrati, con diritti nazionali in concorrenza, la sola strada percorribile per una giusta e democratica soluzione è la rivoluzione socialista attaverso la lotta comune della classe operaia di entrambe le nazioni. Per assicurare la difesa reale del popolo palestinese, ci battiamo per uno stato operaio palastinese binazionale arabo-ebraico, che si leghi con il potente proletariato in Turchia, Egitto e Iran in una federazione socialista del Medio Oriente.

Questa prospettiva richiede la necessità di forgiare la direzione di un partito operaio rivoluzionario internazionalista arabo-ebraico, basato sul comunismo genuino di Lenin e Trotsky. E’ l’unica strada da percorrere per la liberazione, ed è il compito che dobbiamo impegnarci a realizzare nell’oscuro periodo che abbiamo davanti ■

Le origini di Hamas

Abbiamo scritto più di una volta su come, “mentre i sionisti vituperano Hamas trascurano di menzionare il fatto che Israele ha contribuito a fondare questo gruppo reazionario islamico, allo scopo di competere con l’organizzazione nazionalista palestinese Fatah”7 (vedi l’articolo “Defend Gaza and the Palestinian People – For Arab-Hebrew Workers Revolution!” The Internationalist No. 38, ottobre-novembre 2014). Durante e dopo l’attacco a Gaza da parte di Israele del 2021, sono venuti alla luce ancor più dettagli circa la sponsorizzazione islamista da parte sionista. In una lettera all’editore del New York Times (18 maggio 2021), l’ex capo dell’ufficio di Gerusalemme del Times, David Shipler, scrisse che “Israele ha fatto molto di più che ‘permettere’” ad Hamas di crescere come contrappeso al partito laico di Fatah, di Yasir Arafat che dirige l’Organizzazione di Liberazione della Palestina (OLP):

“Nel 1981, il generale di brigata Yitzhak Segev, governatore militare di Israele a Gaza, mi disse che stava dando soldi alla Fratellanza Musulmana, precursore di Hamas, secondo le istruzioni delle autorità Israeliane. Il finanziamento era inteso finalizzato a incrinare l’autorità togliendo potere sia al movimento comunista sia ai nazionalisti palestinesi a Gaza, che Israele considerava più pericolosi dei fondamentalisti”.

Dopo che Sheik Ahmed Yassin, ex leader della Fratellanza Musulmana, ebbe messo in piedi la sua Associazione Islamica, nel 1978, Israele versò una quantità di denaro in alcuni dei suoi progetti continuando a far ciò per anni. Il generale Segev ha riferito, “Il governo di Israele mi diede un budget, e il governo militare lo diede alle moschee”. Pochi anni più tardi, Yassin fondò Hamas (acronimo arabo per Movimento di Resistenza Islamica). Il ufficiale Avner Cohen, che era responsabile per gli affari religiosi a Gaza per più di vent’anni di occupazione israeliana, più tardi dirà, “Hamas, a mio grande rammarico, è una creazione di Israele” (citato dal video, “Blowback: How Israel Helped Create Hamas,” The Intercept, 20 febbraio 2018).

Mettere in piedi Hamas quale alternativa all’OLP e allo scopo di prevenire la formazione di uno stato palestinese è stata la politica dell’ala destra sionista del partito Likud per decenni. Era la pietra miliare sulla base della quale sono state prese le decisioni del 2005 di Ariel Sharon, l’allora Primo ministro israeliano, che prese in carico il Likud dopo la caduta del primo governo di Netanyahu, prese per “disimpegnarsi” da Gaza. Il consigliere di Sharon, Dov Weissglas ha scritto: “Questo intero pacchetto chiamato stato palestinese è sparito dall’ agenda per un periodo di tempo indefinito …. Il piano provvede al quantitativo di formaldeide necessaria acciocché non vi sia il alcun processo politico con i palestinesi”. Con Netanyahu di nuovo in carica, nel 2018 accordò con il Qatar il trasferimento di milioni di dollari all’anno per finanziare il governo di Hamas a Gaza (vedi “The End of the Netanyahu Doctrine,” +972 Magazine, del 9 ottobre).

L’anno successivo, alla riunione dei membri del Likud alla Knesset a marzo del 2019, Netanyahu ha dichiarato: “Chiunque voglia impedire la creazione di uno stato palestinese deve appoggiare il rafforzamento di Hamas e il trasferimento del denaro ad Hamas…. Questo fa parte della nostra strategia – per isolare i palestinesi a Gaza allontanandoli dai palestinesi della Cisgiordania”. Il primo ministro, che è sotto inchiesta per tre casi di corruzione, ha confidato la sua strategia a degli investigatori della polizia. A proposito di Hamas e Hezbollah in Libano, ha detto, “Io li inganno, li destabilizzo, mi faccio beffe di loro, e poi li colpisco sopra la testa”. Non ci può essere alcun accordo con loro, ha detto, “ma noi controlliamo l’altezza delle fiamme” (tratto da “Israel Can’t Be Managed by a Criminal Defendant”, Haaretz, 9 ottobre). Non questa volta. L’attacco che Hamas ha appena mandato l’intera strategia di Netanyahu a fuoco. ■


  1. 1. Secondo le statistiche fornite dalle Nazioni Unite, dal 2008 al marzo 2023, 6.269 palestinesi sono stati uccisi negli scontri, mentre la cifra degli israeliani ammonta a 293.
  2. 2.U.S. Imperialism Hurtling Toward World War III,” The Internationalist No. 69-70, gennaio-maggio 2023.
  3. 3. A Novembre del 2021, Bowman ha intrapreso un tour tutto spesato in Israele, “organizzato” da una lobby sionista liberale, la J Street, alla quale poi ha riferito in un entusiastica recensione del suo incontro con il Presidente di Israele, il Primo ministro (Netanyahu), con “Forze della Difesa Israeliana” e altri ( dal titolo “Reflecting on My Trip to Israel,” del 20 novembre 2021). Nel mezzo della recente rivolta, Bowman ha fatto sapere di aver lasciato scadere la sua tessera di membro del DSA un anno fa.
  4. 4. Saleh al-Arouri, deputato capo dell’Ufficio Politico di Hamas’, ha detto: “La resistenza basa la sua posizione e i suoi piani sulle peggiori possibilità, inclusa l’invasione via terra”, che descrive come “lo scenario migliore per noi per risolvere la battaglia” (citato dall’International Crisis Group, vedi “A Second October War in Israel-Palestine” [9 ottobre 2023]).
  5. 5.Hamas ha ripetutamente proposto una Strega di dieci anni con Israele (che è stata rifiutata), in modo da amministrare Gaza pacificamente, proprio come fa l’OLP/PA nelle enclavi della Cisgiordania.
  6. 6. Questi piani in origine sono stati progettati dal politico “sionista laburista” Yigal Allon, ex membro della milizia Palmach e del partito sionista di “sinistra” Ahdut HaAvoda, come passo successivo dopo la conquista da parte di Israele di Gerusalemme Est e della Cisgiordania nella guerra del 1967.
  7. 7. Fatah (“Vittoria”), un acronimo rovesciato della sigla che sta per Movimento di Liberazione Nazionale della Palestina (MLNP), è il partito nazionalista che costituisce la componente più grande dell’OLP.