
maggio 2025
Giorgia Meloni e i suoi
Fratelli fascisti d’Italia

Georgia Meloni, custode della fiamma ... del MSI fascista. Qui in un comizio elettorale in
Piazza Duomo a Milano l’11 settembre 2022. (Foto: Flavio Lo Scalzo / Reuters)
Quando Giorgia Meloni, la leader di Fratelli d’Italia (Fd’I), si insediò come presidente del Consiglio dei ministri alla fine d’ottobre del 2022, si scatenò un’ondata di preoccupazione su scala internazionale a causa del primo governo italiano guidato da un partito proveniente dal movimento fascista di Benito Mussolini. Ma in Italia non è accaduto altrettanto. Mentre gli antifascisti di sinistra protestavano contro il nuovo governo di coalizione di destra – che comprendeva anche la Lega di Matteo Salvini e Forza Italia del defunto Silvio Berlusconi – i partiti e i mass media borghesi “mainstream” avevano da lungo tempo “normalizzato” Fd’I. Perfino la maggior parte della sinistra si riferisce abitualmente al partito della Meloni semplicemente come a uno dei vari partiti dei padroni.
Vengono utilizzate molte perifrasi: nella stampa Fratelli d’Italia viene spesso definito “populista”, “populista di destra” o, al massimo, “populista di destra radicale”. Fd’I si definisce (nelle sue “Tesi di Trieste” del 2017) come un “movimento patriottico” e “nazional-conservatore”. Un’altra etichetta frequente è “post-fascista”. Da parte nostra, il Nucleo Internazionalista d’Italia e la Lega per la Quarta Internazionale sostengono che in Fd’I non c’è nulla di “post”: anche se Fd’I può adattare il suo discorso elettorale, si tratta dell’ultima versione del Movimento Sociale Italiano (MSI) fascista del secondo dopoguerra. E l’obiettivo del governo di coalizione di destra che guida è quello di erigere uno “stato forte” bonapartista.

Fratelli d’Italia è un partito personalista, con “Giorgia Meloni” scritto a caratteri cubitali sul suo logo (insieme alla fiamma tricolore del MSI). Ma d’altronde, quale movimento fascista non ha avuto il culto del leader? La sua biografia elettorale (Io sono Giorgia. Le mie radici, le mie idee, Rizzoli, Milano 2021) e il video virale della campagna (“Io sono Giorgia: sono una donna, sono una madre, sono un’italiana, sono cristiana”) proiettano un’immagine di donna qualunque, di una “semplice donna del popolo”. A livello internazionale, la Meloni si è presentata come la principale alleata europea di Joe Biden e di Donald Trump. L’immagine è tutta molto “mainstream”. Ma sul fronte interno il cavallo di battaglia di Fd’I è la virulenta xenofobia anti-immigrati nella quale l’isteria anti-musulmana prende il posto dell’antisemitismo della cosmografia dei precedenti movimenti fascisti, combinata con l’intolleranza anti-gay e anti-trans.
Se oggi Fd’I assume un atteggiamento populista per le masse, mentre impone austerità e militarizzazione a favore degli imperialisti “democratici”, ciò non contraddice le sue credenziali fasciste. Mussolini e Hitler hanno entrambi servito (e sono stati finanziati da) industriali italiani e tedeschi di primo piano. Nel 2025 Fratelli d’Italia e i loro affini in tutta Europa – il Rassemblement National (RN) in Francia, il Freiheitliche Partei Österreichs (FPÖ, Partito della Libertà d’Austria) – così come partiti elettorali fascistoidi (di stampo fascista) come la Lega o Alternative für Deutschland (AfD, Alternativa per la Germania), cercheranno di rafforzare l’apparato repressivo dello stato capitalista. Se non hanno squadre di teppisti in camicia nera, è perché faranno uso della polizia.
E non dimentichiamo che Mussolini governò inizialmente attraverso un’alleanza parlamentare con liberali e conservatori. Quel governo di coalizione di destra fece approvare la Legge Acerbo del 1923, che assegnava al partito maggiore i due terzi dei seggi in parlamento, a condizione che ottenesse almeno il 25% dei voti. Su questa base, e su un programma fondato su “Dio, patria, nazione, Stato forte e valori tradizionali”, nel 1925 il Duce instaurò un vero e proprio stato di polizia. Oggi il Consiglio dei ministri di destra della Meloni sta promuovendo una minacciosa riforma costituzionale per l’elezione diretta del premier, con una maggioranza garantita in parlamento, mentre rafforza i poteri della polizia per reprimere le proteste.
I precursori di Fratelli d’Italia: il MSI fascista del secondo dopoguerra
L’Italia è l’unico paese in Europa che abbia una tradizione ininterrotta di movimento fascista, con diverse incarnazioni che risalgono a più d’un secolo fa. Dopo aver servito come truppe d’assalto dei datori di lavoro e dei proprietari terrieri per reprimere le occupazioni delle fabbriche messe in atto dagli operai di sinistra e le conquiste della terra da parte dei contadini, e allo scopo di sventare la rivoluzione durante il Biennio Rosso del 1919-20, le “squadre combattenti dei fasci” paramilitari fondate da Benito Mussolini formarono il Partito Nazionale Fascista. Al culmine della Marcia su Roma dell’ottobre 2022, effettuata da 25.000 squadristi in camicia nera, Mussolini fu nominato presidente del Consiglio dal re Vittorio Emanuele III.
Nel portare a termine questo putsch, Mussolini fu appoggiato dalle grandi aziende e dall’esercito. Dopo due anni di governo parlamentare in coalizione con conservatori e liberali, il Duce sciolse il parlamento e istituì la dittatura fascista. Questo regime bonapartista impose un sistema corporativo nel quale sia i sindacati dei lavoratori che le associazioni dei datori di lavoro erano saldamente controllati dallo Stato capitalista e in esso integrati. Dopo la presa del potere da parte di Hitler in Germania nel 1933 – anche in questo caso attraverso il sistema parlamentare – e dopo l’alleanza di Mussolini con Hitler, l’Italia fascista somigliò sempre di più alla Germania nazista, in particolare con l’approvazione delle leggi antisemite “in difesa della razza” nel 1938.
Durante la Seconda guerra mondiale, mentre l’Asse fascista della Germania e dell’Italia iniziava a sgretolarsi nel 1943 con la sconfitta della Wehrmacht tedesca per mano dell’Armata Rossa sovietica a Stalingrado e con l’invasione dell’Italia meridionale da parte degli Alleati statunitensi e britannici, Mussolini fu rimosso dal re di concerto con i vertici militari. L’esercito tedesco occupò rapidamente l’Italia settentrionale e istituì una “Repubblica Sociale Italiana” (RSI) fantoccio, con Mussolini come suo capo formale. Questa “Repubblica di Salò”, dal nome dell’ultima roccaforte fascista, venne poi rovesciata e gli occupanti tedeschi furono cacciati da una rivolta partigiana coordinata che culminò nella Giornata della Liberazione, il 25 aprile 1945.

Alla fine della Seconda guerra mondiale l’Italia si ritrovò immersa in un profondo tumulto. Dagli enormi scioperi che avevano sfidato la repressione fascista nel 1943 fino alla sconfitta del Fronte Popolare guidato dal Partito Comunista Italiano (PCI) alle elezioni del 1948, la classe operaia italiana diede ripetutamente prova della sua forza e della sua volontà di condure la battaglia di classe. Nell’insurrezione di massa dell’aprile 1945, gli operai armati appesero il cadavere di Mussolini per i piedi e cacciarono i tedeschi: l’Italia settentrionale era di fatto nelle mani degli operai. Ma invece di guidare la lotta in avanti, verso la rivoluzione socialista, il PCI restituì il potere alla borghesia unendosi, insieme ai socialisti, a un governo guidato dalla Democrazia Cristiana.
Sia prima che dopo la “svolta di Salerno” del PCI dell’aprile 1944 – quando, su istruzioni di Stalin, esso entrò a far parte di una coalizione di “unità nazionale” insieme a figure borghesi “antifasciste”, a monarchici e all’ex generale fascista Pietro Badoglio – il Partito comunista seguì il programma staliniano di un “fronte popolare” di collaborazione di classe. Come ministro della Giustizia in due governi del dopoguerra, nel giugno 1946 il dirigente del PCI Palmiro Togliatti promulgò un’amnistia per quasi tutti i fascisti, tranne che per alcuni dei più famigerati macellai. Più tardi in quello stesso anno venne fondato il Movimento Sociale Italiano (MSI) ad opera di veterani della Repubblica di Salò, per portare avanti la “fiamma” del fascismo.

Giorgia e Giorgio. La Meloni è una grande ammiratrice del capo del MSI Almirante, che definisce un “grande patriota”. Almirante era un propagandista delle leggi razziali di Mussolini del 1938 e redattore
della rivista razzista Difesa della razza. A destra: un’edizione di quell’anno, durante la sanguinosa occupazione italiana dell’Etiopia. (Foto: Schermata di Will Media)

Nonostante tutti i riferimenti di sinistra alla “Costituzione antifascista” italiana del 1947, le leggi che si presume vietino il “condono del fascismo” furono deliberatamente scritte in modo che non si applicassero al MSI “neofascista”. Il capo storico del MSI, Giorgio Almirante, era stato un propagandista delle leggi razziali antisemite del 1938, durante il regime di Mussolini, e il redattore della rivista razzista La Difesa della Razza. Nel 1942 aveva scritto: “Il razzismo nostro deve essere quello del sangue.” Non cambiò idea. Al congresso del MSI del 1956 Almirante dichiarò che “dobbiamo presentarci per quello che veramente siamo, e cioè come i fascisti della RSI”, e non “fascisti in democrazia”, alla quale essi erano “estranei”.
“Almirante non cessò mai di ripetere che il fascismo non era morto con Mussolini ma che dopo la fine del regime era proseguito come ‘movimento’” scrive il giornalista David Broder nel suo libro I nipoti di Mussolini, Il fascismo nell’Italia contemporanea (Ponte alle Grazie, Milano 2023). Giorgia Meloni diventò un’attivista fascista nel 1992, all’età di 15 anni, quando aderì al Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del MSI. Fino ad oggi, la Meloni non ha mai smesso di osannare il fondatore e dirigente del MSI Giorgio Almirante. Al I Congresso di Fratelli d’Italia, con un gigantesco ritratto di Almirante alle sue spalle, la Meloni ha elogiato gli “uomini e donne che corrono da un’epoca all’altra, da una generazione all’altra, portando con sé un fuoco, una fiamma che talvolta si affievolisce, ma che non si è mai spenta completamente”.
La normalizzazione del MSI

mantenuto attraverso le varie iterazioni del movimento fascista italiano del secondo dopoguerra. Quando
Fratelli d’Italia si è costituito nel 2012, ha rivendicato il diritto esclusivo di utilizzare la fiamma nel simbolo
del suo partito, e Giorgia Meloni si è rifiutata di rimuoverla.
Nel periodo del secondo dopoguerra, quando i supposti “neofascisti” del MSI si sentivano ghettizzati nella presunta “repubblica antifascista”, questi eredi di Mussolini si spacciarono per esponenti di punta della Guerra fredda antisovietica in Italia. I camerati furono immersi fino al collo nell’Operazione Gladio, nella loggia segreta P2, nei piani golpisti, in orribili stragi e nelle lotte di piazza contro i sessantottini di sinistra e il Partito comunista. Che il lavoro sporco venisse svolto direttamente dal MSI o dalle sue propaggini, essi collaborarono comunque con gli organi repressivi dello Stato, in quanto ariete fascista dell’imperialismo.

gruppo giovanile di Alleanza Nazionale. È allora che la Meloni, intervistata dalla TV francese, elogia Mussolini come “buon politico”, affermando che “tutto quello che ha fatto l’ha fato per l’Italia”.
(Foto: Corriere della Sera)
La controrivoluzione che, sotto la forte pressione imperialista, tra il 1989 e il 1992 distrusse l’Unione Sovietica burocraticamente degenerata e gli Stati operai deformati dell’Europa orientale governati dagli stalinisti, ebbe un effetto sismico in Italia. La fine della Guerra fredda fu intimamente collegata allo scoppio degli scandali di Tangentopoli all’inizio degli anni Novanta. Sebbene vi fosse un’abbondante corruzione personale (venne incriminata oltre metà dei membri del parlamento), ciò rifletteva in fondo la lottizzazione di diversi settori dell’apparato governativo e delle imprese statali tra le varie fazioni della partitocrazia del dominio anticomunista.
L’inchiesta giudiziaria di mani pulite portò al crollo della Democrazia Cristiana (DC), che aveva governato ininterrottamente l’Italia dal 1947 al 1993, da sola fino agli anni Ottanta o, in seguito, in coalizione con altri partiti. Contemporaneamente allo scioglimento della DC, il PCI, che per lungo tempo era stato il più grande partito riformista stalinista dell’Europa occidentale, abbandonò ogni pretesa di comunismo o perfino di socialismo. Il PCI si ribattezzò, in quanto partito borghese, dapprima Partito della Sinistra Democratica (PDS), poi Democratici di Sinistra (DS) e infine (nel 2007), rifuggendo perfino dalla qualifica “di sinistra”, Partito Democratico (PD). Il crollo parallelo della DC e del PCI è stato definito come fine della “Prima repubblica”.

nel 1952, quando fu eletto membro del comitato centrale del MSI.
Il MSI fascista vide in questo un’apertura politica per uscire dal “ghetto”. Sotto la guida di Gianfranco Fini, successore designato di Almirante, all’inizio del 1994 venne lanciato il Movimento Sociale Italiano-Alleanza Nazionale (MSI-AN), nella speranza di raccogliere i settori di destra dell’ormai defunta Democrazia Cristiana. Esso si unì prontamente a una coalizione guidata da Forza Italia (FI) di Silvio Berlusconi, ottenendo 105 seggi in parlamento e cinque ministri nel governo di coalizione. Nell’ultima conferenza, svoltsi a Fuggi nel 1995, Fini seppellì il MSI e proclamò l’AN (la svolta di Fuggi). Pino Rauti se ne separò per formare il Movimento Sociale Fiamma Tricolore.
Nel 1996 la Meloni venne eletta leader nazionale di Azione Studentesca (AS), il gruppo studentesco di Alleanza Nazionale. Mentre Fini dipingeva AN come un partito “postfascista”, essa fu in realtà la continuazione del MSI, mantenendo la fiamma tricolore all’interno del simbolo del nuovo partito. Da parte sua, la leader di AS Meloni dichiarò all’emittente televisiva francese FR3: “Credo che Mussolini sia stato un buon politico. Tutto quello che ha fatto l’ha fatto per l’Italia. Non ci sono stati altri politici come lui negli ultimi cinquant’anni.” Con le elezioni del 1996 AN divenne il terzo partito italiano, anche se fu l’Ulivo di “centrosinistra” a raccogliere il maggior numero di voti.
Nel decennio e mezzo successivo Alleanza Nazionale si è alternata al governo (nel 1994-96 e nel 2001-06) e all’opposizione (nel 1996-2001 e nel 2006-08), sempre come parte di un’alleanza di destra capeggiata da Berlusconi. Poi, nel 2008, Fini ha sciolto AN nel nuovo partito del Cavaliere, Il Popolo della Libertà (PdL), che ha governato dal 2008 al 2011. Ma il comportamento prepotente di Berlusconi risultava irritante e quando, un anno dopo la sconfitta elettorale alla fine del 2011, egli annullò bruscamente le primarie del PdL, gli ex quadri di AN si ribellarono e nel dicembre 2012 nacque Fratelli d’Italia, inizialmente capeggiato da Ignazio La Russa e da Giorgia Meloni, entrambi ministri del governo del PdL.

La formazione di Fd’I costituì fondamentalmente una reazione al graduale allontanamento dall’eredità del MSI messo in atto da Fini e culminato con lo scioglimento in seno al Popolo della Libertà di Berlusconi. Un mese prima della costituzione di Fratelli d’Italia, tutta la “famiglia” dell’ex MSI si riunì al funerale di Pino Rauti, dove centinaia di persone tesero le braccia nel saluto fascista. Per molti aspetti, Fratelli d’Italia abbracciò l’eredità di Rauti, in quanto intransigente che si era rifiutato di accettare la “svolta” di Fuggi che seppellì formalmente il MSI. Adesso la fiamma tricolore del MSI, che era scomparsa durante la fase del PdL, ricomparve nel simbolo di Fratelli d’Italia.
Rauti era uno degli eroi dell’Azione Studentesca del MSI quando Giorgia Meloni ne assunse la guida nel 1996, così come lo è oggi per la rinata AS in quanto gruppo studentesco di Fd’I. La Meloni era presente al funerale di Rauti, così come figlia di lui, Isabella, che dal 2018 è senatrice per la lista di Fd’I. È anche presidente del Centro Studi Pino Rauti, che nel 2020 ha allestito una mostra su 50 anni di stampa e propaganda della destra italiana, 1945-1995 – ossia del MSI – sottolineando la continuità, fino ad arrivare a oggi, di quella che lei ha definito “destra anticomunista”. Fd’I rende quindi omaggio all’uomo che ha dichiarato che la “democrazia” era il “nemico”.
Fratelli d’Italia rivendica il proprio retaggio fascista
In vista delle elezioni del 2022 Giorgia Meloni espresse la sua esasperazione per il fatto che Fratelli d’Italia veniva definito neofascista, postfascista o “afascista”. Eppure, la rivendicazione da parte di Fd’I dell’eredità del MSI e dei suoi leader, i veterani della Repubblica fantoccio nazista di Salò che proclamarono apertamente il loro fascismo, è ostentata nei simboli di Fratelli d’Italia. Fd’I ha ottenuto il permesso esclusivo di utilizzare la fiamma tricolore, comprese le iniziali del MSI, dalla Fondazione Alleanza Nazionale che ne deteneva i diritti legali (e che è controllata dalla stessa Fd’I). Lo stesso vale per i gruppi giovanili di MSI/AN/Fd’I, che dagli anni Cinquanta a oggi esibiscono la fiamma tricolore, mentre il gruppo delle scuole superiori sfoggia una croce celtica stilizzata.
La discendenza fascista diretta di Fd’I è evidente anche nel suo personale. Il titolo del libro di David Broder sul fascismo nell’Italia contemporanea è I nipoti di Mussolini. Nel caso di Fratelli d’Italia, ultima incarnazione del MSI, è esattamente così. Alessandra Mussolini, nipote del Duce, si è piazzata prima alle elezioni municipali di Roma del 2021 come candidata di Fd’I. La sua sorellastra Rachele Mussolini è stata consigliera comunale di Roma per Fd’I dal 2016 (fino al suo passaggio alla Lega, lo scorso anno). Nel 2019 Caio Giulio Cesare Mussolini, pronipote di Benito Mussolini, è stato candidato di Fd’I alle elezioni del Parlamento Europeo (dove Alessandra è europarlamentare).

È chiaro che quello di Mussolini è ancora un nome che attira voti in un settore considerevole dell’elettorato italiano. Anche altri candidati di Fd’I provengono da importanti famiglie fasciste, come la senatrice Isabella Rauti. Ignazio La Russa, che è stato co-fondatore di Fratelli d’Italia nel 2012 e suo primo presidente per un anno, fino all’arrivo della Meloni, ricevette il suo secondo nome, Benito, dal padre, che era stato un dirigente locale del Partito Nazionale Fascista nei primi anni Quaranta e in seguito deputato in parlamento per il MSI. Una settimana prima delle elezioni del 2022, La Russa ha dichiarato: “Siamo tutti eredi del Duce.”
Molti di coloro che caratterizzano Fd’I come “postfascista” cercano di distinguerlo da altri gruppi fascisti, come CasaPound (dal nome del poeta statunitense Ezra Pound, che fu ammiratore e collaboratore del fascismo) e gruppi d’azione come Forza Nuova (FN), nota per i suoi attacchi contro gli immigrati e la sinistra. Ma non esiste una netta separazione: appartengono tutti all’ambiente fascista. A una riunione dei vertici di CasaPound, nel 2019, La Russa di Fd’I affermò di considerare le accuse di essere fascista come un “complimento”. E durante la pandemia da COVID-19 egli propose di sostituire le “malsane” strette di mano con il “saluto romano” (cioè fascista) a braccio teso.
Per quanto riguarda Forza Nuova, il suo leader Roberto Fiore è stato uno degli oratori principali all’annuale festa dei giovani di Fd’I, Atreju, insieme ai portavoce di Memento, un gruppo che rende omaggio alle camicie nere fasciste degli anni Venti e alla Repubblica di Salò. FN gode di una forte influenza nel gruppo fascistoide antiabortista ProVita, che è stato uno degli sponsor del Congresso Mondiale delle Famiglie del 2017, durante il quale la Meloni ha tenuto un discorso in cui denunciò “l’ideologia gender”. Nel 2018, dopo che FN e CasaPound avevano manifestato a sostegno del razzista (un candidato della Lega) che aveva compiuto un attacco armato contro immigrati africani a Macerata,1 la Meloni ha dichiarato che “CasaPound e Forza Nuova non sono partiti xenofobi”.2
Durante le elezioni del 2022, la leader di Fratelli d’Italia e futuro premier ha criticato i “nostalgici da operetta” – ossia coloro che ricordano con affetto il regime di Benito Mussolini – affermando che “fanno gli interessi della sinistra”.3 Eppure, nello stesso tempo, la Meloni utilizza ostentatamente la parola d’ordine dell’èra mussoliniana con grandi striscioni che proclamano: “Dio, Patria, Famiglia”. La leader di Fratelli d’Italia afferma disonestamente che questa triade “non è uno slogan politico”, bensì “il più bel manifesto d’amore che attraversa i secoli”, risalendo al “Pro aris et focis” (“Per i nostri altari e i nostri focolari”) di Cicerone. Altri lo attribuiscono al capo repubblicano dell’Ottocento Giuseppe Mazzini, sebbene questi vi avesse aggiunto la parola “Umanità”.

Il 28 ottobre 2022, pochi giorni dopo il giuramento della Meloni come presidente del Consiglio dei ministri, oltre 2.000 fascisti, molti dei quali in camicia nera, confluirono a Predappio, roccaforte di Fratelli d’Italia, per celebrare il centenario della marcia su Roma di Mussolini del 1922, dirigendosi verso la sua tomba dove salutarono in massa col saluto fascista.. (Foto: Francesca Volpi / Getty Images)
Ma in realtà il motto “Dio, Patria e Famiglia” venne coniato come parola d’ordine politica dal capo del Partito Nazionale Fascista, Giovanni Giuriati, nel 1931. Come ha osservato il giornalista Paolo Berizzi, esso serviva a chiamare i giovani al sacrificio per la Patria e per il Duce. Comprendeva “la criminalizzazione dell’omosessualità, l’attaccamento alla patria e all’identità, il sangue, il suolo, nel lessico della xenofobia”.4 Nel 2022 la Meloni, custode della fiamma del MSI, ha proclamato a gran voce, ad un incontro del partito xenofobo spagnolo Vox: “Sì alla famiglia naturale, no alla lobby LGBT! Sì all’identità sessuale, no all’ideologia gender!” Ma secondo i moderati, “Donna” Giorgia predica il “balsamo” dell’amore.
Quanto ai nostalgici della dittatura fascista italiana, il fatto che la Meloni si sia insediata come premier proprio nel centenario, e praticamente nello stesso giorno, della Marcia su Roma di Benito Mussolini dell’ottobre 1922, è stato casuale. Il 28 ottobre 2022 oltre 2.000 fascisti hanno tenuto una celebrazione nella città natale di Mussolini, Predappio, e hanno marciato, senza che la polizia interferisse, verso il cimitero dove si trova la sua cripta. Lì, quelle oltre 2.000 persone hanno fatto il saluto fascista a braccio teso. Nel frattempo, il nuovo governo ha interrotto un rave party a Modena. Predappio è un feudo di Fd’I, il cui sindaco ha celebrato la riapertura del mausoleo, riccamente decorato, insieme ad Alessandra Mussolini, sostenendo che ciò avrebbe giovato al turismo.
Da “camerati” a “patrioti”: la matrice è il fascismo
Come abbiamo osservato più sopra, la nascita di Fratelli d’Italia nel 2012 costituì una reazione all’abbandono dei legami con il partito fascista MSI. Quell’anno il sindaco di Afile, piccolo comune vicino a Roma, appartenente a Fd’I, eresse un mausoleo in onore del criminale di guerra fascista Rodolfo Graziani, che nel 1930-31 fece internare 100.000 libici in campi di concentramento, utilizzò l’iprite durante l’invasione dell’Etiopia nel 1935-36 e, in qualità di ministro della Difesa della repubblica fantoccio tedesca di Salò, decretò la pena di morte per i renitenti alla leva. Dopo una furiosa tempesta di proteste, quel sindaco fu condannato per propaganda del fascismo, ma un processo in appello annullò quella sentenza sostenendo che “commemorazione” non equivale a “esaltazione”.
Al suo II Congresso, nel dicembre 2017 Fratelli d’Italia approvò ampie tesi programmatiche. Sebbene diversi accademici abbiano sostenuto che queste tesi abbiano un carattere populista di destra “moderno”, esse sono palesemente fasciste. A cominciare dall’annuncio del suo “Appello ai patrioti” lanciato da Trieste, “la più italiana delle città”. Perché? Perché Trieste era stata “restituita” all’Italia sotto l’ombra della “cortina di ferro”, dopo essere stata strappata alla Jugoslavia “comunista”.
Le “Tesi di Trieste” raccontano la storia di un’identità nazionale sotto assedio da parte di un “universalismo radicale” e in lotta contro un “principio multiculturale astratto” che nega le “radici giudaico-cristiane classiche” dell’Europa. Esse sostengono che l’Italia è assediata dall’immigrazione “indiscriminata e incontrollata” di “persone provenienti da altri continenti in numeri che preannunciano una vera e propria sostituzione etnica”. L’adesione del Fd’I a questa tesi fascista della “Grande sostituzione” è arrivata subito dopo che nazisti, membri del Ku Klux Klan e altri fascisti, muniti di torce, erano sfilati a Charlottesville, in Virginia, nell’agosto del 2017, al grido di “Gli ebrei non ci sostituiranno” e “Non ci sostituirete” – e il giorno dopo avevano assassinato un manifestante antifascista.

Nel febbraio 2018, nell’ambito della campagna elettorale, Meloni e altri dirigenti di Fd’I si sono recati al Museo Egizio di Torino per inscenare una cinica provocazione bigotta “contro l’islamizzazione”. (Foto:Ansa)
Il presidente del Consiglio Meloni sostiene che la condanna, da parte di Fratelli d'Italia, dell’antisemitismo e delle leggi razziali di Mussolini del 1938 sono la dimostrazione che Fd’I non è fascista. Neanche per sogno. La “difesa delle radici cristiane” e l’opposizione all’“islamizzazione dell’Europa” da parte di Fd’I perseguono lo stesso obiettivo della demonizzazione nazifascista degli ebrei: fomentare l’isteria nazionalista contro i musulmani in quanto “estranei” e “nemici interni”. Questa esaltazione identitaria dell’“italianità” e dell’islamofobia si accompagna agli appelli alla militarizzazione della società, all’uso dell’esercito per combattere la “criminalità” nelle città e ai pattugliamenti polizieschi/militari delle autostrade. L’ultranazionalismo è sempre stato un tratto distintivo del fascismo.
Dietro alla misoginia e all’omofobia di Fd’I c’è anche un virulento sciovinismo nazionale. “Un popolo che non fa figli è un popolo destinato a scomparire” dichiarano le “Tesi di Trieste”, affermando che, in quanto “patrioti”, essi chiedono “l’incremento della natalità come priorità nazionale”. Fratelli d’Italia afferma quindi che è dovere patriottico delle donne italiane avere più figli italiani... da allevare nella “famiglia naturale”, minacciata dall’“ideologia gender”. Mentre la Meloni, durante la campagna elettorale del 2022, ha affermato che non avrebbe toccato la Legge 194, l’estremamente restrittiva legge italiana sull’aborto,5 le amministrazioni locali e regionali di Fd’I hanno fatto per anni tutto il possibile per renderla inaccessibile.
Il fascismo di Fratelli d’Italia non risiede soltanto nel suo programma, ma anche nella sua cultura interna. Video drammatici girati da un reporter sotto copertura del sito d’informazione online Fanpage6 hanno mostrato come, quando si credevano lontani dagli occhi indiscreti dei mass media (“tra noi”), tutti, dagli esponenti di punta di Fd’I fino ai militanti di base, si abbandonano a discorsi fascisti. Definendosi a vicenda “patrioti” anziché “camerati” e salutandosi con strette di mano “da gladiatore”, l’europarlamentare di Fd’I Carlo Fidanza, accompagnato dal “barone nero” Roberto Jonghi Lavarini (candidato alle elezioni parlamentari per Fd’I nel 2018), fa il saluto “romano” e chiede fondi “neri” (illeciti) per un candidato di Fd’I.
Nel bel mezzo dello scandalo, Fidanza si è “autosospeso” per breve tempo da Fd’I, la Meloni ha cincischiato qualcosa a mo’ di disapprovazione ed è stata avviata un’inchiesta giudiziaria (che non ha portato a nulla). Un paio d’anni prima egli aveva preso la parola durante una riunione di Lealtà Azione, un centro sociale fascista di skinhead e tifosi di destra a Milano. E quando nel 2019 Caio Giulio Cesare Mussolini, candidato al Parlamento europeo per Fd’I, doveva tenere una conferenza dopo cena sul libro La dottrina del fascismo scritto dal suo bisnonno, un tavolo era riservato al capo del Veneto Fronte Skinheads (specializzato in attacchi agli eventi di orgoglio omosessuale), il quale aveva appena aderito a Fratelli d’Italia. Insomma, è tutta una grande famiglia fascista.
Lo stesso vale per i fascisti che compiono attacchi terroristici. Nel caso dell’ex candidato della Lega che nel febbraio 2018 ha attraversato Macerata, nelle Marche, sparando per strada contro le persone di colore e ferendo un certo numero di immigrati africani, e della successiva provocazione di CasaPound e Forza Nuova, che hanno giustificato l’attentatore (“spinto alla disperazione”), la reazione della Meloni non è stata soltanto quella di dichiarare che Casa Pound e FN “non sono partiti xenofobi”. Ha sostenuto nei telegiornali che “in Italia c’è un disegno di sostituzione etnica” e ha denunciato la mobilitazione antifascista di decine di migliaia di persone a Macerata perché crea “l’ennesima spaccatura nel Paese”.7

Il 9 ottobre 2021, una folla fascista guidata da alti dirigenti di Forza Nuova ha attaccato e saccheggiato gli uffici della CGIL. La leader di Fratelli d’Italia ha dichiarato non conoscere la “matrice” dell’assalto
fascista alla principale confederazione sindacale d’Italia.. (Foto: breakinglatest.news; wantedinrome.com)
E quando, il 9 ottobre 2021, un manipolo di no-vax guidato da Roberto Fiore (dirigente nazionale di Forza Nuova), da Giuliano Castellino (capo della sezione romana di FN) e da Luca Castellini (leader degli ultrà del Verona e vicepresidente di FN) ha assaltato e danneggiato gli uffici della CGIL, la più grande federazione sindacale italiana, la Meloni non ha voluto prendere posizione rispetto a FN. Ha affermato di “non conoscere la matrice”, ossia che cosa ci fosse dietro agli attacchi, aggiungendo: “sarà fascista, non sarà fascista, non è questo il punto”.8 Si è poi scoperto che soltanto poche settimane prima la Fondazione Alleanza Nazionale, controllata da Fd’I, aveva erogato un finanziamento di 33.000 euro a Fiore, il capo di FN.9
Paolo Berizzi, il coraggioso giornalista de La Repubblica che ha denunciato la profonda eredità fascista e la complicità di Fratelli d’Italia, e che per questo motivo ricevette minacce di morte, ha scritto nel suo recente volume Il ritorno della Bestia. Come questo governo ha risvegliato il peggio dell'Italia (Rizzoli, Miano 2024):
“Zone di contiguità. Sigle che si intrecciano. Piani che si sovrappongono pur nelle formali – più che sostanziali – differenze. La destra estrema italiana (…) ha mille sfaccettature. Alcune evidentissime, altre meno manifeste. (…) [L]’ascesa di un’ex missina a palazzo Chigi e la crescita del suo contenitore politico è stata accolta con favore da CasaPound a Forza Nuova. Nonostante l’elettorato meloniano sia ben più largo e abbracci anche un ceto politico moderato, Fd’I ha offerto alla destra italiana che si riconosce nella fiamma abbozzata da Almirante [fondatore e per lungo tempo dirigente del MSI] una nuova casa (…).”
Fratelli d’Italia, Forza Nuova, CasaPound, Veneto Skinheads, ecc.: sono tutti camerati, anche se adesso alcuni di loro si definiscono eufemisticamente “patrioti”. La “matrice” è il fascismo. Coloro che sostengono che Fd’I non è fascista potrebbero andare incontro a un brusco risveglio.
La borghesia “mainstream” si sposta a destra
Alle elezioni parlamentari del 2013, le prime dopo la sua costituzione, Fratelli d’Italia raccolse meno del 2% dei voti, aumentando poi del 4% (1,4 milioni di voti) nel 2018. In entrambi i casi ottenne dei seggi esclusivamente come parte di una coalizione di destra (Forza Italia-Lega-Fd’I). Alle elezioni europee del 2019 registrò il 6,5%. E successivamente, alle elezioni parlamentari del 2022, il numero dei suffragi per Fratelli d’Italia schizzò al 26% (7,3 milioni di voti), facendolo diventare il partito più forte e permettendogli di formare un governo di coalizione con Giorgia Meloni come Primo ministro. Nel frattempo la quota complessiva di voti di destra per il parlamento era aumentata dal 31% del 2013 al 37% del 2018 e al 44% del 2022.

sua campagna, Giorgia Meloni si presenta come una donna
qualunque, “una madre, una cristiana”. . .
Perché dunque il voto di Fratelli d’Italia è più che quintuplicato tra il 2018 e il 2022? A livello parlamentare c’è stato lo spettacolare tentativo fallito del leader della Lega Matteo Salvini di ottenere i pieni poteri nel 2019, facendo cadere il governo di cui era vice-presidente. Poi è arrivata l’implosione del populista Movimento Cinque Stelle (M5S), dopo l’inversione di rotta dei due governi di Giuseppe Conte da “centro-destra” a “centro-sinistra”, e la loro disastrosa gestione della crisi da COVID del 2020-21. La cosa più importante è stata il fatto che Fd’I costituisse l’unica opposizione al governo di austerità d’“unità nazionale” dell’ex presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi.
Non è affatto un caso che, tra tutti i paesi dell’Europa occidentale, l’Italia sia quello in cui le forze fasciste sono cresciute di più nell’ultimo decennio. Un fattore chiave è che, caso unico nell’Unione Europea (UE), in Italia i salari reali sono crollati drasticamente (-13%) tra l’inizio della crisi capitalista mondiale nel 2008 e il 2022. Il declino del tenore di vita ha colpito non soltanto la classe operaia, ma anche la piccola borghesia, roccaforte della destra. L’Italia è stata anche, tra i paesi europei, il primo e il più duramente colpito dalla strage del COVID-19, nella quale sono morte quasi 200.000 persone con scenari apocalittici, in ospedali sotto organico e sovraffollati, conseguenza di anni di tagli e privatizzazioni.
Fratelli d’Italia e i suoi partner di coalizione Lega e Forza Italia sono riusciti ad attribuire agli immigrati la responsabilità della disoccupazione e della diminuzione dei salari, mentre in realtà erano frutto dell’aumento del tasso di sfruttamento da parte dei datori di lavoro e delle politiche d’austerità di un governo dopo l’altro. Il quasi collasso del sistema sanitario pubblico, a sua volta, è stato sfruttato dai fascisti per fomentare l’isteria anti-vaccini e trasformarla in un attacco ai movimenti di sinistra e al movimento sindacale. Fd’I è riuscito a trasformare la disperazione in una colossale falsa coscienza a causa dell’incapacità del capitalismo decadente di fornire anche la più elementare difesa della salute e del benessere della popolazione che esso sfrutta.

nel giugno del 2022, la Meloni lancia
parole d’ordine per una crociata bigotta
anti-gay, anti-musulmana, anti-donne e
anti-immigrati: “Sì alla famiglia naturale! No alle lobby LGBT!”; “No all’ideologia gender! Sì
all’universalità della croce! No alla violenza islamista!”; “No all’immigrazione di massa. (Foto: Vox)
Durante la campagna elettorale del 2022, quando era evidente che Fd’I ne sarebbe uscito vittorioso, nei mass media e tra i leader occidentali serpeggiò un certo nervosismo a causa delle origini fasciste dei probabili vincitori. La Meloni scatenò allora un’offensiva mediatica, rilasciando interviste e dichiarazioni rassicuranti (omettendo però con cura di prendere le distanze dal fascismo nelle sue versioni italiane). Ma nello stesso tempo si abbandonò a declamazioni contro gli immigrati, islamofobe e omofobe, inveendo contro il “laicismo di sinistra” e l’“ideologia gender” durante un raduno del partito xenofobo Vox in Spagna, erede della dittatura di Francisco Franco.
La Meloni e il suo Fratelli d’Italia non hanno “moderato” la loro politica e il loro programma. Ciò che è accaduto è che le loro politiche reazionarie sono state sempre più adottate dai settori borghesi “mainstream”. Quasi tutti i leader di destra hanno affermato che “Mussolini fece anche cose buone” (Berlusconi); che non si possono “negare le opere, le bonifiche, le grandi stazioni” costruite dal Duce (Salvini); che sarebbe difficile avere “un giudizio complessivo negativo sul fascismo” fino “all’istante prima della firma delle leggi razziali” del 1938 (Fini), ecc. La stessa Meloni non ha rinnegato il suo elogio giovanile di Mussolini come “buon politico”, migliore di tutti quelli che sono venuti dopo di lui.
Berizzi parla di una “fascistizzazione del senso comune prodotta da una politica basata sulla strumentalizzazione della paura”, che fa appello alla “pancia più retrograda, reazionaria, oscurantista, intollerante e nostalgica degli italiani”. Broder osserva che i Fratelli d’Italia “sono diventati sempre più abili a modellare la memoria collettiva a loro piacimento”. Ma mentre entrambi fanno riferimento a Fd’I come “postfascista”, l’identità e il “simbolo [che esso] conserva gelosamente e con orgoglio” come dice Berizzi, è la fiamma del MSI fascista del dopoguerra. E “l’Idea” a cui la Meloni e “i vecchi e nuovi camerati – che oggi si definiscono patrioti” si riferiscono con vari giri di parole “è il fascismo”.
Uno dei mantra della Meloni durante la campagna elettorale del 2022 è stato il riferimento alle “persone che hanno dovuto mantenere la calma per tanti anni” e che adesso “possono dire quello che pensano”. Di quali persone potrebbe mai trattarsi? E quando, nel suo discorso alla Camera dei deputati in cui chiedeva il voto di fiducia, giurò che “noi non tradiremo”, a chi o a che cosa si riferiva? Si impegnava, come ha fatto ripetutamente, ad essere fedele all’elettorato e alla politica del MSI fascista e al suo capo Almirante, l’ex luogotenente razzista di Mussolini, che parlava di “passare il testimone” ai giovani “prima che ci cada dalle mani”.
Per avvalorare la descrizione di Fratelli d’Italia come “postfascista”, Broder scrive: “il partito di Meloni non chiama a raccolta milizie in camicia nera, non instaurerà un regime a partito unico né darà vita a un ordine fascista.” Allo stesso modo, Berizzi commenta: “la fascistizzazione della mentalità dominante non significa, ovviamente, che siamo di fronte alla riproposizione del fascismo storico – il regime dittatoriale dell’olio di ricino e del manganello, delle camicie nere e del fez, inapplicabile oggi.” Eppure c’erano oltre 2.000 persone radunate in camicia nera nella cripta di Mussolini, il 29 ottobre 2022, per celebrare la vittoria di Fd’I e il centenario della Marcia su Roma.

Giuramento del governo Meloni, 22 ottobre 2022. Lo spettro politico borghese italiano si è spostato
bruscamente a destra a causa della caduta dei salari, dei programmi di austerità senza fine, del quasi
collasso del sistema sanitario pubblico sventrato e soprattutto a causa dell’incapacità della sinistra e dei movimenti sindacali di mobilitare la forza del movimento operaio nella lotta di classe rivoluzionaria
contro questi sintomi di decadenza del capitalismo. (Foto: Presidenza della Repubblica)
Ci sono inoltre i gruppi giovanili di Fratelli d’Italia, Gioventù Nazionale e, per gli studenti delle scuole secondarie superiori, Azione Studentesca, che nei loro eventi interni ostentano la simbologia fascista, allenandosi ad essere combattenti alla maniera degli spartani ed esaltando il “coraggio di una scelta al servizio dell’Idea” (si veda “Le camicie nere della Gioventù Nazionale di Fratelli d’Italia” su L'Internazionalista n. 8). Cosa c’è dietro a questa ripresa del fascismo in Italia, la cui repubblica è stata fondata sulle ceneri della dittatura fascista di Mussolini? La risposta di Berizzi è che il fascismo è “nella pancia del Paese”, che è stato “sconfitto militarmente, ma non culturalmente” e “come un virus mai debellato, ritorna mutato”.
Dietro alla definizione di Fratelli d’Italia come “postfascista” c’è un’interpretazione idealistica, piuttosto che materialista, del fascismo. Il che porta Berizzi a contrapporre l’Italia alla “Germania, un Paese che ha fatto i conti col suo passato e che blocca quel passato ogni volta che prova a rialzare la testa”. Solo che i fascisti stanno di nuovo crescendo in Germania, dove l’AfD fascistoide è ora il secondo partito più grande. Il fascismo non è soltanto un’ideologia basata su una demagogia sociale reazionaria, ma è anche un movimento composto principalmente da piccolo borghesi infuriati (e altri strati sociali che che si trovano a frontegiare il declino economico e la rovina), arruolati al servizio del capitale in tempi di crisi sociale per schiacciare lo spettro della rivoluzione.
In questo periodo di decadenza avanzata del capitalismo, con il calo dei livelli di vita e con l’aumento del militarismo, i settori più lucidi della classe dirigente imperialista cercano di rafforzare il proprio potere statale per resistere alle ondate di protesta e alla rivolta di coloro che essi sfruttano e opprimono. I fascisti come Fratelli d’Italia possono fungere da guida per questo movimento di controrivoluzione preventiva basato su un programma di reazione ultranazionalista. Il compito dei marxisti rivoluzionari consiste nell’identificare chiaramente la minaccia mortale rappresentata da tali movimenti e nel mobilitare la forza del proletariato, alla guida degli sfruttati e degli oppressi, sulla base di un programma di transizione che indichi la strada verso la rivoluzione socialista internazionale.
La resistibile ascesa del fascismo del XXI secolo
L’obiettivo di Fratelli d’Italia è quello di essere l’elemento di punta di una spinta verso uno stato autoritario basato sul rafforzamento della polizia e dell’esercito e sul ridimenionamento del ruolo del potere legislativo. Perciò l’emendamento costituzionale di Fd’I in tal senso non solo garantirebbe la maggioranza parlamentare al partito o alla coalizione il cui candidato alla carica di premier ottenga il maggior numero di voti, ma, se il capo del governo non ottenesse un voto di fiducia, potrebbe essere sostituito soltanto da un membro della stessa “maggioranza”. Con un sistema del genere, il governo potrebbe promulgare qualsiasi legge desideri. Il dibattito parlamentare sarebbe una finzione. Non c’è da stupirsi che la Meloni abbia affermato che si tratterebbe di una “rivoluzione che ci porta verso la Terza Repubblica”.
Infatti essa costituirebbe la cornice per un regime bonapartista. Ma mentre la “riforma” elettorale languiva, il governo Meloni ha proceduto con altri due provvedimenti in direzione di uno stato di polizia. Il primo è il progetto di inviare i richiedenti asilo in campi di detenzione in Albania. Questo richiama alla mente i famigerati lager (campi di concentramento) istituiti in Italia sotto il nazismo per jugoslavi, ebrei, rom e militanti di sinistra. Il campo di transito di Bolzano ospitò migliaia di italiani arrestati dalla repubblica fantoccio nazista di Salò (i cui quadri avrebbero in seguito fondato il partito fascista MSI, predecessore di Fratelli d’Italia). E vi furono inoltre i campi in Albania durante la sanguinosa occupazione italiana del 1939-43.
Il lager “di accoglienza” di Giorgia Meloni in Albania, progettato per ospitare circa 30.000 persone nei tanto decantati container circondati da alte recinzioni di filo spinato, è stato “aperto ufficialmente” nell’ottobre 2024 per stiparvi i rifugiati recuperati in mare. Tuttavia i giudici italiani hanno immediatamente stabilito che non era chiaro se essi provenissero da paesi “sicuri”, e quindi tutti i primi 16 detenuti sono stati riportati in Italia. Adesso il governo sta cercando di trasformare i campi vuoti in centri di “rimpatrio” per i migranti già destinati alla deportazione. Ma il motivo per cui essi non sono ancora stati espulsi è che nessun altro paese è disposto ad accoglierli, cosicché vi languirebbero a tempo indeterminato.10
L’altra iniziativa principale del governo di destra è stata la bozza di legge sulla “sicurezza” nota come Ddl 1660, approvata dal Consiglio dei ministri alla fine di settembre del 2024. Questo provvedimento comprendeva un miscuglio di varie clausole che avrebbe rafforzato l’apparato repressivo. In particolare, esso configurerebbe come reato penale il blocco di strade e autostrade, anche da parte di una singola persona (attualmente questa è una violazione amministrativa), estendendolo anche alle linee ferroviarie. Esso verrebbe utilizzato nei confronti di coloro che protestano contro il cambiamento climatico, dei manifestanti contro la guerra e dei lavoratori in sciopero, cioè contro tutti coloro che hanno spesso (e su una base non violenta) effettuato dei sit-in, marciato in corteo o formato picchetti in strada.
(Il 4 aprile il governo Meloni ha convertito il progetto di legge sulla “sicurezza” in un decreto-legge da applicarsi con effetto immediato. Si veda “Per un vero sciopero generale per fermare il ‘decreto sicurezza’ e il riarmo dell’Europa!”, L'Internazionalista n. 8.)
In effetti è da un bel po’ di tempo che tutti i settori della borghesia italiana stanno spingendo per rafforzare il proprio potere statale. Questo riflette il fatto che l’Italia è uno dei paesi imperialisti economicamente più deboli e che ha, storicamente parlando, uno dei movimenti di sinistra e sindacali più combattivi. Ne abbiamo parlato fin dagli anni Novanta, in “Fermare il bonapartismo con la lotta di classe”, (Spartaco, n. 36, marzo 1992); in un articolo intitolato “Non si ferma lo Stato forte con il fronte populare!” (Spartaco n. 44, settembre 1994);11 e in “Fascism, Bonapartism and Police Terror in Italy” (The Internationalist, n. 13, maggio-giugno 2002),12 a proposito della sanguinosa repressione delle proteste “no-global” a Genova.
La sinistra elettoralistica tranquillizzata dai fascisti di Fratelli d’Italia
Oggi, gran parte della sinistra crede alla storia tranquillizzante secondo cui Fratelli d’Italia è un partito “postfascista” o semplicemente conservatore di destra. La Rete dei Comunisti (RdC) si oppone alla “demonizzazione di questa forza politica, che è da tempo presente in parlamento”, definendo Fd’I come una “destra conservatrice che non disdegna le proprie radici” (Contropiano, 28 agosto 2022). La Federazione della Gioventù Comunista (FGC) e il Fronte Comunista hanno sostenuto che il governo Meloni, “al netto degli aspetti di facciata, [si colloca] in sostanziale continuità con le politiche portate avanti dai diversi governi che si sono succeduti negli ultimi decenni” (Fronte Comunista, 28 ottobre 2022).
Il Partito Comunista Rivoluzionario (PCR)13 è ancora più esplicito, affermando che “il governo Meloni non rappresenta l’ascesa del fascismo, né del bonapartismo”.14 La cosa non sorprende, visto che proviene dalla sezione italiana dell’Internazionale Comunista Rivoluzionaria di Alan Woods, la quale sostiene che parlare di un “presunto pericolo di ‘fascismo’” sia fuorviante perché la “mobilitazione di massa di una piccola borghesia infuriata, usata come un ariete per demolire le organizzazioni dei lavoratori” è “esclusa dal diverso rapporto di forze” rispetto agli anni Trenta.15 Com’è rassicurante! Tuttavia il PCR definisce fascisti i teppisti di Azione Studentesca del Fd’I che hanno aggredito studenti a Firenze nel 2022.
La Tendenza Internazionalista Rivoluzionaria (TIR), collegata al sindacato di base SI Cobas, fa riferimento al “governo Meloni, governo dei padroni" e anche “delle banche, della guerra e della menzogna”.16 Ovviamente è tutte queste cose, ma ciò vale per ogni governo italiano nella storia della repubblica. Quindi, secondo la TIR e il SI Cobas, l’attuale governo imperialista di estrema destra a guida fascista è soltanto un altro governo borghese antioperaio e razzista, come tutti quelli che l’hanno preceduto. Eppure, sebbene non riconoscano la “matrice” da cui proviene, essi definiscono il Ddl 1660, e ora il decreto-legge sulla “sicurezza”, come una “legge da stato di polizia”, e fanno appello alla mobilitazione per fermarlo.
La questione è come farlo e, più in generale, come combattere la spinta della classe dirigente verso uno “stato forte” bonapartista. Coloro che, a sinistra, considerano il governo guidato da Fd’I come qualcosa di analogo, forse soltanto un po’ più a destra, ai quattro mandati di governo di Berlusconi, reagiscono di conseguenza, formando varie reti per organizzare proteste “ampie”. Tra quelli che riconoscono e mettono in guardia contro il risorgere del fascismo, la norma consiste nel costruire coalizioni di fronte popolare basate su un programma di collaborazione di classe coi settori “progressisti” della borghesia. Ma ciò che è urgentemente necessario è, al contrario, organizzare forti azioni di lotta di classe ad opera della classe operaia e dei suoi alleati.
Come scrisse Lev Trotsky in “La lezione della Spagna (Ultimo avvertimento)” (dicembre 1937), “è impossibile condurre una vera lotta contro il fascismo se non con i metodi della rivoluzione proletaria”. In effetti, l’unico modo per sradicare completamente il fascismo, per debellare definitivamente la peste bruna o nera, è attraverso la rivoluzione socialista internazionale. Per prepararla sono necessari un’azione di sciopero di massa e delle occupazioni dei luoghi di lavoro contro gli attacchi della polizia, unitamente alla creazione di comitati di autodifesa basati sulle organizzazioni di massa della classe operaia, per impartire alla teppaglia fascista e ai crumiri una lezione di democrazia proletaria.

(Foto: A.H. Buchman)
Si deve organizzare azioni operaie di massa per farla finita con le provocazioni fasciste, come hanno fatto i nostri compagni americani nel 2017, mobilitando centinaia di militanti sindacali e di loro sostenitori a Portland, nell’Oregon, pochi giorni dopo che un fanatico nazista aveva assassinato due giovani antifascisti che difendevano delle ragazze musulmane17 Si deve organizzare azioni operaie per fermare le deportazioni, come stanno facendo oggi i nostri compagni negli Stati Uniti, creando comitati di iniziativa sindacale per difendere gli immigrati nelle scuole, negli ospedali, nei magazzini e in altri luoghi di lavoro. In Italia sarebbe necessario gettare le basi per comitati di fabbrica e consigli operai estesi ad intere zone, che includano tutti i sindacati ma anche i lavoratori non sindacalizzati.
Mentre le guerre imperialista e sionista proseguono in Ucraina e a Gaza, con una crescente militarizzazione “in patria”, mentre i livelli di vita vengono compromessi e le conquiste sociali del passato vengono rigettate indietro, non è possibile difendere i diritti dei lavoratori e degli oppressi sulla base di una “democrazia” borghese “antifascista”, ma unicamente attraverso la costruzione di organismi di lotta per il dominio proletario. In Italia è stata soprattutto l’assenza di un partito autenticamente bolscevico dell’avanguardia proletaria a rendere possibile l’ascesa del fascismo dopo la Prima guerra mondiale, la sua continuazione dopo la Seconda guerra mondiale e il suo risorgere nel XXI secolo a causa dell’incapacità di lottare per la rivoluzione socialista.
La crisi di direzione rivoluzionaria rimane la questione centrale dei nostri giorni. L’attuale governo a guida fascista e la situazione sempre più spaventosa in Italia, come pure in tutta Europa e nel mondo, evidenziano l’irriformabilità del capitalismo decadente e la necessità urgente di forgiare un partito autenticamente comunista. Questo partito può essere costruito solo traendo gli insegnamenti delle lotte passate, compresi i fallimenti e i tradimenti, sulla base di un solido programma leninista-trotskista. Il Nucleo Internazionalista d’Italia, sezione della Lega per la Quarta Internazionale, è impegnato nel compito di forgiare tale partito. ■
La frode della Costituzione “antifascista”

Palmiro Togliatti, segretario generale del Partito Comunista Italiano, durante un comizio nell’aprile 1946. (Foto: Getty Images)
Un fattore che contribuisce alla cecità sulla vera natura di Fratelli d’Italia scaturisce dalla confusione generata dalla cosiddetta “Costituzione antifascista” del 1947, che gran parte della sinistra saluta come fosse l’ultimo presunto baluardo contro il “ritorno della bestia”. In realtà, questa magna carta della “Repubblica antifascista” capitalista non è stata quella grande “conquista democratica” in “direzione del socialismo” quale il dirigente del PCI Togliatti rivendicava. E’ stata piuttosto una copertura per il tradimento della rivoluzione proletaria del 1943-45 da parte dei dirigenti stalinisti, i quali ordinarono il disarmo dei partigiani. E quando, nell’autunno del 1947 e nel 1948, le insurrezioni proletarie sconvolsero l’Italia, il PCI le soffocò di nuovo.
Inoltre, questo statuto servì a mascherare l’amnistia generale verso quasi tutti gli ufficiali fascisti, proposta e scritta da Togliatti stesso quale Ministro di “Grazia e Giustizia” del Governo Provvisorio tripartito. Il dirigente del PCI promulgò il vergognoso decreto tre giorni prima della apertura dell’Assemblea Costituente, senza dubbio per impedire che la richiesta di giustizia verso questi boia fosse sollevata in questa istanza. Piuttosto che sradicare la peste fascista, l’intenzione della presunta “Costituzione antifascista” fu, fin dall’inizio, quella di integrare non solo i 10 milioni di membri del Partito Nazionale Fascista ma di includere anche “i dirigenti responsabili del regime fascista”.
Non ci sarebbe stata alcuna resa dei conti storica verso la dittatura di Mussolini, nessun processo per i criminali di guerra che quella guerra l’hanno condotta, e non ci sarebbe stata nemmeno l’ipocrita (e molto parziale) “giustizia dei vincitori”, come quella dei Processi di Guerra di Norimberga. Invece, i pezzi grossi della ventennale dittatura fascista furono immediatamente rilasciati dalle prigioni in cui si trovavano e gli fu inflitta soltanto una “temporanea limitazione dei diritti di voto ed eleggibilità alle elezioni”. In più, la Costituzione ratificò le leggi approvate sotto il regime di Mussolini, comprese le famigerate leggi sulla pubblica sicurezza del 1931 - le stesse su cui si basano esplicitamente oggi le disposizioni del nuovo Decreto Sicurezza Meloni. Questo fu tutto opera di Togliatti, salutato dagli stalinisti come Il Migliore.
L’ascesa del fascismo, il ventennio di dittatura di Mussolini e la devastazione della Seconda Guerra Mondiale imperialista furono la punizione della storia per il fallimento dei socialisti italiani nel portare a compimento la rivoluzione socialista durante il Biennio Rosso del 1919-1920, alla fine della Prima Guerra Mondiale, quando questa era del tutto possibile. Il ritorno del fascismo in Italia oggi è in buona parte dovuto al sabotaggio operato dagli stalinisti della rivoluzione operaia che scoppiò nel 1943 durante gli ultimi mesi della Seconda Guerra Mondiale e che continuò a sollevarsi, nonostante le politiche traditrici di “fronte popolare”, fino a che gli imperialisti non la seppellirono con le elezioni di 1948 massicciamente manipolate da Guerra Fredda.
Sebbene il PCI sia oramai scomparso, queste politiche di collaborazione di classe continuano ad essere seguite a tutt’oggi – e non solo tra zombi rimasugli stalinisti che cercano di reincarnarlo – nell’illusorio appello allo stato borghese della messa fuorilegge dei gruppi fascisti e dei loro simboli. In primo luogo, l’apparato statale della classe capitalista al governo non lo farà – non può – se non che in modo apparente, questo perché ha bisogno dei fascisti come esercito di riserva per i momenti di crisi. In secondo luogo, tali proibizioni possono facilmente ritorcersi essendo usati contro i comunisti. Noi non facciamo appello al regime capitalista di fare ciò che solamente la potente mobilitazione operaia può portare a compimento.
Fratelli d’Italia non è solamente un partito elettorale più di desta, conservatore o populista, e non è nemmeno in rottura con le politiche dei fascisti del dopoguerra. Durante la Guerra Fredda antisovietica, l’MSI vendette i suoi servigi (letteralmente) agli imperialisti come un manganello contro la sinistra comunista. Oggi, Fratelli d’Italia vuole sconfiggere la sinistra antifascista e purgare lo stato italiano di ogni vestigia delle clausole imposte dall’ “antifascismo”. Nel partecipare alle elezioni come parte di coalizioni più ampie di destra con la fascistoide Lega Nord e il partito borghese di destra Forza Italia, è la formazione partitica più ideologicamente coerente, con un apparato, zoccolo duro, di membri e di giovani che possono essere mobilitati in azioni extraparlamentari. ■
- 1. Si veda “La lezione di Macerata. Azioni operaie di massa per difendere gli immigrati e fermare i fascisti!”, L’Internazionalista, supplemento, febbraio 2018.
- 2. “Meloni: ‘Casapound e Forza Nuova non sono partiti xenofobi’”, Il Giornale, 10 febbraio 2018 [https://www.ilgiornale.it/news/politica/meloni-casapound-e-forza-nuova-non-sono-partiti-xenofobi-1493149.html].
- 3. Libero, 28 luglio 2022.
- 4. P. Berizzi, “Meloni e quel motto fascista, slogan nostalgici per la scalata”, La Repubblica, 6 agosto 2022 [https://www.repubblica.it/politica/2022/08/06/news/meloni_dio_patria_famiglia_fascismo-360551274/].
- 5. In base alla Legge 194, in Italia l’aborto è legale durante il primo trimestre, e lo è successivamente soltanto se il proseguimento della gravidanza o il parto costituiscono una grave minaccia per la vita o per la salute fisica o mentale della donna. Inoltre il 70% dei ginecologi italiani si rifiuta di praticare l’aborto “per motivi di coscienza”.
- 6. “‘Abbiamo le lavatrici per fare il black’: così il big di Fd’I vuole finanziare la campagna elettorale,” Fanpage.it, 30 settembre 2021 [https://www.youtube.com/watch?v=5kToJIMiDnE].
- 7. “Meloni: ‘Casapound e Forza Nuova non sono partiti xenofobi’”, cit.
- 8. “Meloni: ‘Non so quale fosse la matrice’”, Il Fatto Quotidiano, 10 ottobre 2021 [https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/10/10/assalto-alla-cgil-fdi-solidale-con-landini-meloni-non-so-quale-fosse-la-matrice-salvini-i-partiti-non-li-scioglie-la-politica/6349505/].
- 9. Ciò che è stato dimostrato in base a documenti scoperti dal giornalista investigativo Giuliano Foschini de La Repubblica. Si veda “Finanziamenti e affari, i rapporti tra il partito neofascista Forza Nuova e Alleanza Nazionale”, nel programma Piazzapulita del canale televisivo La7, 13 settembre 2024 [https://www.youtube.com/watch?v=xyK3V9CZ9KU].
- 10. Il governo italiano a guida fascista non è l’unico a cercare di deportare gli immigrati all’estero. Il governo Tory (conservatore) in Inghilterra ha perseguito un progetto per deportare i richiedenti asilo in Ruanda, nell’Africa centrale. E adesso l’amministrazione Trump negli Stati Uniti sta deportando centinaia di immigrati, caduti nella sua rete di deportazioni di massa, in una grande struttura carceraria in El Salvador.
- 11. A quell’epoca Spartaco era una voce del trotskismo rivoluzionario. Attualmente ha sposato una versione nazionalista idiosincratica dell’opportunismo antitrotskista.
- 12. L’articolo polemizzava contro la Lega Trotskista d’Italia, sezione italiana dell’allora ex-trotskista Lega Comunista Internazionale, che alla vigilia dell’ingresso di Alleanza Nazionale nel governo Berlusconi scrisse che AN non era fascista ma “un fenomeno essenzialmente elettorale” (si veda l’articlo “No alla collaborazione con la borghesia! Fermare gli attacchi capitalisti con la lotta di classe!”, Spartaco, n. 58, aprile 2001).
- 13. Che si chiamava in precedenza Sinistra Classe Rivoluzione (SCR), e ancora prima FalceMartello.
- 14. “Documento político (Prospettive italiane) del XXII congresso di SCR”, Milano, 24-26 febbraio 2023 [https://rivoluzione.red/documento-politico-prospettive-italiane-del-xxii-congresso-di-scr-milano-24-26-febbraio-2023/ ].
- 15.“Manifesto dell’Internazionale Comunista Rivoluzionaria”, 11 marzo 2024 [https://marxist.com/manifesto-dell-internazionale-comunista-rivoluzionaria.htm].
- 16. “Il governo delle banche, della guerra e delle menzogne. Governo Meloni, governo dei padroni”, Pungolo Rosso, 21 marzo 2024 [https://pungolorosso.com/2024/03/21/il-governo-delle-banche-della-guerra-e-delle-menzogne-governo-meloni-governo-dei-padroni/].
- 17. Si veda “Azioni operaie per fermare i fascisti”, L’Internazionalista, n. 3, novembre 2018.